Giorno 1
Partenza da Roma con volo di linea, arrivo ad Addis Abeba il giorno seguente
Partenza in serata con volo di linea per Addis Abeba. Pasti e pernottamento a bordo. Arrivo previsto la mattina seguente.
Giorno 2
Arrivo ad Addis e visita della città
Arrivo ad Addis Abeba, disbrigo delle formalità e trasferimento in hotel. Nel pomeriggio visita dei luoghi e monumenti più significativi della città. Addis Abeba, ovvero il "nuovo fiore" in amarico, sorse come piccolo agglomerato sull'altopiano lungo le rotte carovaniere e, dopo l'ampliamento operato da Menelik II nel 1887, si popolò rapidamente fino a raggiungere gli attuali 4-5 milioni di abitanti. Interessante notare che prima che nella zona venissero introdotti gli eucalipti (1896), la capitale rischiò di essere abbandonata a causa della mancanza di legna da ardere. Posta a 2.324
Arrivo ad Addis Abeba, disbrigo delle formalità e trasferimento in hotel. Nel pomeriggio visita dei luoghi e monumenti più significativi della città. Addis Abeba, ovvero il "nuovo fiore" in amarico, sorse come piccolo agglomerato sull'altopiano lungo le rotte carovaniere e, dopo l'ampliamento operato da Menelik II nel 1887, si popolò rapidamente fino a raggiungere gli attuali 4-5 milioni di abitanti. Interessante notare che prima che nella zona venissero introdotti gli eucalipti (1896), la capitale rischiò di essere abbandonata a causa della mancanza di legna da ardere. Posta a 2.324 metri d'altezza e ai piedi del Monte Entoto, la città offre al visitatore, oltre allo spettacolo di uno dei più grandi mercati di tutta l'Africa, anche alcuni monumenti storici ed artistici molto interessanti. Il Museo Etnografico costituisce un’ottima risorsa per comprendere la ricca diversità etnica dell'Etiopia. Pranzo e cena liberi. Pernottamento in hotel
Giorno 3
Addis - Arbaminch
Partenza per Arbaminch, il più importante insediamento della regione dell’Omo settentrionale. Lungo il percorso, che impegnerà la giornata, visita ad un villaggio Guraghe. Divisi in unità politiche tradizionali indipendenti, sono in prevalenza agricoltori, soprattutto di banana, e allevatori. A molti gruppi di artigiani (fabbri, conciatori di pelle, vasai ecc.), spesso stigmatizzati come maghi dal resto della popolazione, è precluso il possesso e la coltivazione delle terre. Sono conosciuti anche per le loro sculture in legno. Pranzo in ristorante, cena e pernottamento in hotel.
Giorno 4
Arbaminch - il popolo Dorze - Konso
A circa 40 km da Arbaminch, tra le montagne, visiteremo un villaggio Dorze. Questa popolazione mantiene ancor oggi cultura e tradizioni molto originali. Il gruppo etnico dei Dorze è famoso per le capanne a forma di proboscide di elefante, davvero particolari, e per la coltivazione della falsa banana, dalle radici delle quali proviene il loro pane tradizionale chiamato Kotcho, oltre che per la tessitura del cotone. Il sabato mattina si visita anche il loro mercato, a Chencha. Si rientra quindi ad Arbaminch e ci si inoltra nella valle dell’Omo, proseguendo per Konso. Cena e pernottamento in
A circa 40 km da Arbaminch, tra le montagne, visiteremo un villaggio Dorze. Questa popolazione mantiene ancor oggi cultura e tradizioni molto originali. Il gruppo etnico dei Dorze è famoso per le capanne a forma di proboscide di elefante, davvero particolari, e per la coltivazione della falsa banana, dalle radici delle quali proviene il loro pane tradizionale chiamato Kotcho, oltre che per la tessitura del cotone. Il sabato mattina si visita anche il loro mercato, a Chencha. Si rientra quindi ad Arbaminch e ci si inoltra nella valle dell’Omo, proseguendo per Konso. Cena e pernottamento in hotel.
Giorno 5
Konso e il suo popolo - Turmi
Visita ad un villaggio Konso. I Konso, oltre che tenaci coltivatori, sono anche abili tessitori: originali le stoffe colorate tessute a mano che le donne usano come gonne. Le colline dei Konso sono diventate oggetto di studio per via dei terrazzamenti con cui questi esperti contadini hanno saputo combattere l’erosione e aumentare i raccolti, tanto da guadagnarsi il sito di patrimonio Unesco. Alcune tradizioni sono peculiari di questo popolo: come costruire i villaggi in cima alle colline circondandoli con muri di due metri; e l’usanza di costruire stele funerarie in legno, i “waka”, in
Visita ad un villaggio Konso. I Konso, oltre che tenaci coltivatori, sono anche abili tessitori: originali le stoffe colorate tessute a mano che le donne usano come gonne. Le colline dei Konso sono diventate oggetto di studio per via dei terrazzamenti con cui questi esperti contadini hanno saputo combattere l’erosione e aumentare i raccolti, tanto da guadagnarsi il sito di patrimonio Unesco. Alcune tradizioni sono peculiari di questo popolo: come costruire i villaggi in cima alle colline circondandoli con muri di due metri; e l’usanza di costruire stele funerarie in legno, i “waka”, in ricordo degli antenati. Visita del museo locale che conserva testimonianze della cultura di questa popolazione. Dai villaggi konso si si gode di un bel panorama sulle colline circostanti. Dopo pranzo si prosegue per Turmi, nel territorio degli Hamer, per incontrare le popolazioni della basse valle dell’Omo. Cena e pernottamento in hotel.
Giorno 6
Turmi: Il mercato del lunedì
Mattinata dedicata al bellissimo mercato settimanale degli Hamar. Il giorno di mercato è il momento sociale per eccellenza che richiama le varie popolazioni locali ognuno nel suo “abito” migliore; uomini e donne Hamar hanno grande cura delle loro acconciature, che ne accentuano la bellezza e simboleggiano status sociale, valore e coraggio. Le mercanzie sono povere e di uso quotidiano: miele, bucce di caffè, qualche cereale, ocra; molto colorato è anche il mercato del bestiame. Nel pomeriggio visita ad un villaggio hamer, per capire il loro modo di vivere e la loro cultura.
Mattinata dedicata al bellissimo mercato settimanale degli Hamar. Il giorno di mercato è il momento sociale per eccellenza che richiama le varie popolazioni locali ognuno nel suo “abito” migliore; uomini e donne Hamar hanno grande cura delle loro acconciature, che ne accentuano la bellezza e simboleggiano status sociale, valore e coraggio. Le mercanzie sono povere e di uso quotidiano: miele, bucce di caffè, qualche cereale, ocra; molto colorato è anche il mercato del bestiame. Nel pomeriggio visita ad un villaggio hamer, per capire il loro modo di vivere e la loro cultura. Gli Hamar sono un popolo dal magnifico aspetto, celebre per le danze, le cerimonie di matrimonio e il “salto del toro”, che segna il passaggio dei giovani allo stato adulto; in quest’occasione le ragazze annunciano, suonando trombe, l’arrivo dei maz, i maschi hamar che hanno già compiuto questo rito iniziatico. Durante la cerimonia i maz prendono parte a una sorta di preludio, consistente in bevute di caffè, considerato una benedizione. Giovani donne apparentate all’iniziando implorano di essere frustate dai maz; quanto più numerose e vaste sono le cicatrici, tanto maggiore è la devozione delle fanciulle per il giovane sul punto di diventare un uomo. Iniziano i preparativi: mentre gli animali vengono radunati (da 15 a 30 capi), un ragazzo recentemente iniziato, coperto di olio e carbone di legna, compie un giro attorno alla mandria, salta sulla groppa del primo animale e da questo ai successivi; deve ripetere il percorso quattro volte per dar prova di virilità. Se dovesse cadere più di una volta, verrà frustato e canzonato spietatamente dalle donne….. Gli Hamar nomadizzano nella zona del Chew Bahir (ex Lago Stefania), ora per lo più asciutto e salato, che si presenta, dati i cristalli che si sono formati sulla sua superficie, come un grande specchio circondato da montagne. E’ uno dei tanti laghi della Rift Valley, la più grande “valle” del mondo che dal Mar Morto fino al Mozambico, con diramazioni fino al Botswana, spacca praticamente in due parti il continente africano. Circa 25 milioni di anni fa i vasti altopiani di queste regioni, a causa di una gigantesca pressione sotterranea, si gonfiarono fino a creare un’immensa cupola e violente eruzioni crearono il panorama che conosciamo oggi. In Etiopia la faglia attraversa il Paese in direzione nord-sud e piega verso il grande sud, verso il cuore dell’Africa: è la regione ove sprofondò la crosta terrestre e ora appunto si trovano i grandi laghi. Pensione completa in hotel.
Giorno 7
Turmi - Kortcho e il popolo Karo - Turmi
In mattinata partenza per Korcho, abitato dalla tribù dei Karo, una popolazione di ceppo nilotico che vive in capanne di forma circolare divise in due zone separate da un grande spiazzo centrale. Ormai ridotti ad alcune centinaia di individui, i Karo hanno una corporatura atletica con un’altezza media di un metro e novanta e gli uomini riservano molta cura all’acconciatura, che viene studiata nei minimi dettagli. La volontà di differenziazione si esprime tuttavia soprattutto nella pittura corporale, che presso i Karo diventa una vera e propria forma d’arte. I Karo, dai grandi occhi e
In mattinata partenza per Korcho, abitato dalla tribù dei Karo, una popolazione di ceppo nilotico che vive in capanne di forma circolare divise in due zone separate da un grande spiazzo centrale. Ormai ridotti ad alcune centinaia di individui, i Karo hanno una corporatura atletica con un’altezza media di un metro e novanta e gli uomini riservano molta cura all’acconciatura, che viene studiata nei minimi dettagli. La volontà di differenziazione si esprime tuttavia soprattutto nella pittura corporale, che presso i Karo diventa una vera e propria forma d’arte. I Karo, dai grandi occhi e dalla curiosità inesauribile, hanno goduto per tradizione di uno stile di vita caratterizzato da una lentezza e un’immutabilità che sono quelle stesse dell’ampio e fangoso fiume che serpeggia attraverso il loro territorio. Sebbene non sia di certo un Eden, la loro enclave sperduta rimane un luogo di alta spiritualità. Prima di una cerimonia o danza, i Karo si decorano i corpi con una pittura a base di calce bianca, minerali gialli e ferrosi polverizzati, spesso imitando il piumaggio delle faraone selvatiche. Le donne Karo si scarificano il petto per motivi estetici, poiché si sostiene che la cute di una donna scarificata eserciti attrazione sessuale sugli uomini. Se un uomo presenta il petto completamente coperto da cicatrici, significa che ha ucciso un nemico o un animale pericoloso. Le scarificazioni sono praticate con un coltello o una lama di rasoio e sulle ferite si passa cenere per produrre un effetto di rilievo. Anche i cercini di argilla grigia e ocra indicano l’uccisione di un nemico, o di una bestia feroce. Entrambe le forme di decorazione hanno lo stesso significato simbolico per gli Hamar e per i Karo. Pomeriggio a disposizione per continuare l’incontro con le genti e i villaggi hamer. Pensione completa in hotel.
Giorno 8
Turmi - il parco Mago e il villaggio Mursi - Jinka
Si entra oggi nel Parco Nazionale Mago, che forma insieme al vicino Parco Nazionale dell’Omo una delle più importanti riserve che preservano l’ambiente originale e la fauna di questa parte della valle dell’Omo. E’ un paesaggio di savana aperta e di foreste di acacie, in gran parte sotto i 500 metri. Ci sono oltre duecento specie di uccelli; e antilopi, dik dik, kudu, bufali ma anche zebre e una popolazione di 200 giraffe; e predatori come leoni e leopardi.Entriamo nel territorio dove vivono gli aggressivi Mursi, forse discendenti da antiche popolazioni aborigene del nord respinte a
Si entra oggi nel Parco Nazionale Mago, che forma insieme al vicino Parco Nazionale dell’Omo una delle più importanti riserve che preservano l’ambiente originale e la fauna di questa parte della valle dell’Omo. E’ un paesaggio di savana aperta e di foreste di acacie, in gran parte sotto i 500 metri. Ci sono oltre duecento specie di uccelli; e antilopi, dik dik, kudu, bufali ma anche zebre e una popolazione di 200 giraffe; e predatori come leoni e leopardi.Entriamo nel territorio dove vivono gli aggressivi Mursi, forse discendenti da antiche popolazioni aborigene del nord respinte a sud dalle invasioni nubiane e arabo-berbere. L’incontro con questa popolazione è uno degli aspetti salienti del viaggio, l’incontro con le donne… I primi esploratori furono colpiti e inorriditi dalle deformazione cui le donne Mursi si sottoponevano. Per fare spazio al pesante disco di legno, oggi in terracotta, è necessario estrarre gli incisivi inferiori, operazione dolorosa ed eseguita con un rudimentale scalpello. Inoltre lo stiramento eccessivo dei tessuti, fino quasi alla rottura, crea difficoltà nell’uso del linguaggio e rende difficile anche bere e mangiare. Ciò che ai nostri occhi appare orribile e privo di senso è invece per i Mursi motivo di orgoglio e simbolo di bellezza. Data la loro relativa integrità e rudezza, l’approccio con i Mursi non sempre è facile, diciamo che tollerano noi turisti e le nostre macchine fotografiche solo perché fonte di facile denaro.E’ un popolo di coltivatori e allevatori, fiero, bellicoso e rivale di ogni altra etnia omotica. I Mursi praticano uno “sport agonistico” di destrezza fisica, noto come donga (vale a dire lotta con bastoni), divenuto una forma d’arte, che permette ai giovani di partecipare a competizioni di forza e virilità, acquistandosi onore tra i loro coetanei e trovare ragazze da marito senza troppi rischi di morte.Questa visita, che è stata l’attrattiva maggiore della bassa valle dell’Omo, può ora deludere: molte ragazze non portano più il piattello e questa cultura è ormai accerchiata dalle piantagioni di canna da zucchero lungo le sponde del fiume. E’ un mondo che cambia….Al termine proseguimento per Jinka. Pranzo a picnic, cena e pernottamento in hotel.
Giorno 9
Jinka - KeyAfer e il mercato - Yabelo
Partenza al mattino per visitare un villaggio del popolo di agricoltori degli Ari, etnia maggioritaria nella valle dell’Omo, sparsi in un territorio che va dal nord del Mago Park fino alle colline attorno a Jinka e più a nord. Data la vastità del territorio in cui vivono le tradizioni culturali e le attività lavorative cambiano a seconda delle zone. Nelle zone più fertili gli Ari coltivano mais, caffè, l’enset (falsa banana)e anche miele. Gli Ari che vivono sulle colline sono organizzati in villaggi ordinati con case affrescate con colori naturali. Si prosegue per il villaggio di
Partenza al mattino per visitare un villaggio del popolo di agricoltori degli Ari, etnia maggioritaria nella valle dell’Omo, sparsi in un territorio che va dal nord del Mago Park fino alle colline attorno a Jinka e più a nord. Data la vastità del territorio in cui vivono le tradizioni culturali e le attività lavorative cambiano a seconda delle zone. Nelle zone più fertili gli Ari coltivano mais, caffè, l’enset (falsa banana)e anche miele. Gli Ari che vivono sulle colline sono organizzati in villaggi ordinati con case affrescate con colori naturali. Si prosegue per il villaggio di KeyAfer per visitare il mercato settimanale frequentato da Tsemay e Erboré, ovvero gli eterni nemici degli Hamar. Dopo un lungo periodo di conflitto la maggior parte di essi si è trasferita a ovest del Weyto, trovando ospitalità presso i Borana. Gli Erboré odierni sono in realtà il risultato dell’aggregazione di diverse etnie, che nel corso del tempo si sono amalgamate a formare un solo popolo. I matrimoni misti con ragazze di altre tribù sono ancora oggi la regola, a patto di escludere dalla scelta i nemici Hamar. Le donne Erboré curano con particolare attenzione il loro abbigliamento, portano pesanti gonne di pelle, hanno i capelli acconciati in lunghe treccioline sottili e amano adornarsi di perline. Alle caviglie portano pesanti anelli in ferro, sicché i loro movimenti sono sempre annunciati dal clangore del metallo. Proseguimento per Yabelo (Javello). Pranzo in corso di viaggio, cena e pernottamento in hotel.
Giorno 10
Yabelo - i pozzi cantanti e i Borana - Yrgalem
Al mattino si entra nel territorio dei Borana, una popolazione di pastori seminomadi che gestiscono le loro scarse riserve d’acqua attraverso una organizzazione di tipo comunitario e ne garantiscono l’accesso a tutti. Vedremo i famosi “pozzi cantanti”, pozzi centenari, scavati a mano nella roccia e gestiti dai pastori, che permettono la sopravvivenza di questa popolazione e del loro bestiame nei lunghi periodi di siccità annuale, quando migliaia di persone e di animali si avvicinano ai pozzi per sopravvivere. Nessuno possa essere escluso dal loro utilizzo, neanche gruppi di etnie
Al mattino si entra nel territorio dei Borana, una popolazione di pastori seminomadi che gestiscono le loro scarse riserve d’acqua attraverso una organizzazione di tipo comunitario e ne garantiscono l’accesso a tutti. Vedremo i famosi “pozzi cantanti”, pozzi centenari, scavati a mano nella roccia e gestiti dai pastori, che permettono la sopravvivenza di questa popolazione e del loro bestiame nei lunghi periodi di siccità annuale, quando migliaia di persone e di animali si avvicinano ai pozzi per sopravvivere. Nessuno possa essere escluso dal loro utilizzo, neanche gruppi di etnie differenti, spesso in conflitto tra loro. I pastori formano lunghe catene umane per raggiungere le profondità dei pozzi e portare l’acqua in superficie, e il loro lavoro è scandito da canti che si spandono nell’aria fino a raggiungere le grandi mandrie che si avvicinano lentamente dopo giorni di cammino in cerca di pascolo e di acqua. Quindi si raggiunge El Sod, che in lingua amarica significa “casa del sale” nome di un villaggio nato sul bordo del cratere di un vulcano spento. I locali che abitano quelle terre lo chiamano buco nero: si tratta di un’immensa voragine di 150 metri di dislivello con, al centro, una pozza d’acqua salmastra densa come la pece e profonda fino a 5 metri, dove, quotidianamente, i Borana si immergono per estrarre il loro ‘oro nero’, il sale. Al termine proseguimento per Yrgalem. Pranzo a picnic, cena e pernottamento in hotel.
Giorno 11
Awassa - Addis Abeba - partenza per Roma
Partenza per la cittadina di Shashamane, la terra dei Rasta. La filosofia rastafari, come tutti sappiamo, si ispira alla figura dell’ultimo negus che al momento dell’incoronazione prese il nome di Haile Selassie, ma il cui vero nome era Ras Tafari. Da qui il termine “Rasta”. Dopo la caduta del regime di Menghistu e una certa apertura dell’Etiopia al mondo esterno, Shashamane è diventata una meta di pellegrinaggio per i rasta e sinonimo della Terra Promessa cantata da Bob Marley. La zona è famosa per la coltivazione del caffè, la cui preparazione in Etiopia segue rituali ben
Partenza per la cittadina di Shashamane, la terra dei Rasta. La filosofia rastafari, come tutti sappiamo, si ispira alla figura dell’ultimo negus che al momento dell’incoronazione prese il nome di Haile Selassie, ma il cui vero nome era Ras Tafari. Da qui il termine “Rasta”. Dopo la caduta del regime di Menghistu e una certa apertura dell’Etiopia al mondo esterno, Shashamane è diventata una meta di pellegrinaggio per i rasta e sinonimo della Terra Promessa cantata da Bob Marley. La zona è famosa per la coltivazione del caffè, la cui preparazione in Etiopia segue rituali ben precisi, necessita di tempo e crea in chi assiste sensazioni molto piacevoli. Essa è parte integrante della tradizione culturale e della vita sociale del Paese. Proseguimento per Addis Abeba. Cena in un ristorante tradizionale e in tempo utile trasferimento in aeroporto per il volo di rientro in Italia.
Giorno 12
Italia
L’arrivo in Italia è previsto di prima mattina. Per ragioni tecnico-operative l'itinerario potrà essere invertito o modificato dalla guida e/o accompagnatore sul posto se ritenuto necessario e nell’interesse del gruppo 1. Etnia Hamar 2. Etnia Mursi 3. Etnia
L’arrivo in Italia è previsto di prima mattina. Per ragioni tecnico-operative l'itinerario potrà essere invertito o modificato dalla guida e/o accompagnatore sul posto se ritenuto necessario e nell’interesse del gruppo 1. Etnia Hamar 2. Etnia Mursi 3. Etnia Tsemay