Giorno 1
Italia - Lahore
Partenza al mattino da Milano Malpensa con volo di linea Qatar Airways via Doha per Lahore. Arrivo dopo la mezzanotte. Espletamento delle formalità d’ingresso, accoglienza e trasferimento all’hotel. Pasti a bordo. Pernottamento in hotel.
Giorno 2
Lahore (il principale centro culturale, intellettuale e artistico del Pakistan)
Dopo la prima colazione intera giornata dedicata a Lahore. Pur non essendo la capitale del Pakistan, Lahore ne costituisce senz’altro il principale centro culturale, intellettuale e artistico. Capitale dell’Impero Moghul, conserva splendide testimonianze del passato che si concentrano soprattutto nella zona della Città Vecchia. Visita dei principali siti d’interesse della città. Lo splendido Museo di Lahore la cui collezione ripercorre l’intera storia del subcontinente indo-pakistano. Parte della raccolta venne trasferita in India dopo la Spartizione ma il museo rimane il più grande
Dopo la prima colazione intera giornata dedicata a Lahore. Pur non essendo la capitale del Pakistan, Lahore ne costituisce senz’altro il principale centro culturale, intellettuale e artistico. Capitale dell’Impero Moghul, conserva splendide testimonianze del passato che si concentrano soprattutto nella zona della Città Vecchia. Visita dei principali siti d’interesse della città. Lo splendido Museo di Lahore la cui collezione ripercorre l’intera storia del subcontinente indo-pakistano. Parte della raccolta venne trasferita in India dopo la Spartizione ma il museo rimane il più grande e il più interessante di tutto il Pakistan. Il museo, le cui circa 20 sale espongono reperti e oggetti che spaziano dall’Età della Pietra al XX secolo, è particolarmente noto per la sua raccolta di sculture del Gandhara il cui capolavoro indiscusso è la statua del Buddha Digiunante. La sublime Moschea Badshahi, completata nel 1674 sotto il regno di Aurangzeb e ultimo capolavoro dell’Impero Moghul. Considerata una delle più grandi del mondo, questa moschea è caratterizzata dalla presenza di quattro slanciati minareti in arenaria rossa, tre imponenti cupole in marmo e un cortile aperto capace di ospitare fino a 100.000 persone. Il grande complesso del Forte di Lahore, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, una sintesi storica dell’architettura Moghul. Al suo interno si susseguono una serie di sontuosi palazzi, sale e giardini fatti costruire dagli imperatori Akbar, Jehangir, Shah Jahan e Aurangzeb nello stesso stile degli altri grandi forti indiani di Dheli e Agra loro coevi. L’Arnakali Bazar, “Fiore di Melograno”, animato dalla presenza di una grande varietà di negozi di vestiti (dove si possono trovare shalwar kameeze, le tradizionali tuniche simili a un lungo abito da indossare su pantaloni della stessa stoffa), scarpe, gioielli, oggetti in pelle, libri usati… Pensione completa. Pernottamento in hotel.
Giorno 3
Lahore, ancora una giornata dedicata alla visita della città
Dopo la prima colazione ancora un’intera giornata dedicata alla visita di Lahore. La Città Vecchia, costituita da un intrico di vicoli tortuosi circondata da mura alte nove metri lungo cui si allineano tredici porte. La Moschea di Wazir Khan, realizzata nel XVII secolo, con splendide decorazioni in piastrelle, rinomata un tempo per l’insegnamento dell’arte della calligrafia. Il famoso Shahi Hamam (bagno reale) che è stato recentemente rinnovato e ha vinto un prestigioso premio per il raffinato restauro. Camminata attraverso i vicoli restaurati del centro storico per avere un’idea di
Dopo la prima colazione ancora un’intera giornata dedicata alla visita di Lahore. La Città Vecchia, costituita da un intrico di vicoli tortuosi circondata da mura alte nove metri lungo cui si allineano tredici porte. La Moschea di Wazir Khan, realizzata nel XVII secolo, con splendide decorazioni in piastrelle, rinomata un tempo per l’insegnamento dell’arte della calligrafia. Il famoso Shahi Hamam (bagno reale) che è stato recentemente rinnovato e ha vinto un prestigioso premio per il raffinato restauro. Camminata attraverso i vicoli restaurati del centro storico per avere un’idea di come poteva essere la vita quotidiana durante il regno Moghul. Si continua con la visita dei celebri Giardini Shalimar, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, ideati da Shah Jahan nel XVII secolo e disseminati di laghi, cascate e più di 400 fontane. Infine la Wagah/Attari Border, la frontiera con l’India, dove si assiste alla coloratissima e scenografica cerimonia della chiusura serale del confine con l’ammaina bandiera. Pensione completa. Pernottamento in hotel.
Giorno 4
Lahore - Rohtas Fort - Islamabad (uno straordinario esempio di architettura militare)
Dopo la prima colazione partenza verso nord per Islamabad. Lungo il percorso sosta per la visita del Forte Rohtas, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, straordinario esempio di architettura militare. La costruzione del forte fu iniziata nel 1543 dal sovrano pashtun Sher Shah Suri con l’obiettivo di proteggere l’importante via di comunicazione tra Peshawar e Calcutta dagli attacchi dei moghul e dei loro alleati. Edificato sulla base di un piano irregolare su terreno collinoso, il forte ha un perimetro di 4 km, lungo il quale corrono le mura merlate con 68 bastioni e 12 porte. Le parti
Dopo la prima colazione partenza verso nord per Islamabad. Lungo il percorso sosta per la visita del Forte Rohtas, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, straordinario esempio di architettura militare. La costruzione del forte fu iniziata nel 1543 dal sovrano pashtun Sher Shah Suri con l’obiettivo di proteggere l’importante via di comunicazione tra Peshawar e Calcutta dagli attacchi dei moghul e dei loro alleati. Edificato sulla base di un piano irregolare su terreno collinoso, il forte ha un perimetro di 4 km, lungo il quale corrono le mura merlate con 68 bastioni e 12 porte. Le parti meglio conservate sono quelle a ovest. Un muro separa la cittadella interna, sede delle autorità, situata a nord-ovest, dalla parte esterna del forte in cui vivevano soldati e cittadini e dove oggi esiste ancora un piccolo e tranquillo centro abitato. Poco rimane della cittadella, ma comunque sopravvivono due padiglioni dell’haveli di Mang Singh su cui è possibile salire per godere di una veduta globale del complesso del forte. Al termine della visita si prosegue per Islamabad/Rawalpindi, la capitale moderna creata alla fine del XX secolo e pianificata da famosi architetti come esibizione geometrica di disciplina amministrativa e di governo. Pensione completa. Pernottamento in hotel.
Giorno 5
Islamabad - Taxila - Peshawar (una delle più importanti città dell'antichità)
Dopo la prima colazione partenza verso nord-ovest per Peshawar. Lungo il percorso sosta per la visita delle rovine di Taxila, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, una delle più importanti città dell’antichità, per secoli centro politico e culturale dei vari regni dell’India del Nord. La città fu fondata all’incrocio delle tre principali vie commerciali: della Bactriana verso l’Asia centrale, del Kashmir verso l’India e del Passo Khunjerab verso la Cina. Nel VI secolo a.C. fu annessa all’Impero Persiano da Dario, poi a quello Macedone di Alessandro Magno nel 326 prima d’essere
Dopo la prima colazione partenza verso nord-ovest per Peshawar. Lungo il percorso sosta per la visita delle rovine di Taxila, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, una delle più importanti città dell’antichità, per secoli centro politico e culturale dei vari regni dell’India del Nord. La città fu fondata all’incrocio delle tre principali vie commerciali: della Bactriana verso l’Asia centrale, del Kashmir verso l’India e del Passo Khunjerab verso la Cina. Nel VI secolo a.C. fu annessa all’Impero Persiano da Dario, poi a quello Macedone di Alessandro Magno nel 326 prima d’essere conquistata da Chandragupta, il fondatore dell’Impero Mauria. Ashoka, il figlio di questo, la trasformò in un importante centro buddhista fino a portarla a essere una delle maggiori università vediche, di buddhismo e di classicismo indù. Gli scavi archeologici hanno portato alla luce tre città distinte, più una serie sparsa di stupa, templi e monasteri. Visita dei principali siti di interesse: il Museo di Taxila, dove sono esposti i resti rinvenuti negli scavi: sculture Ghandara, rilievi di stucco, immagini di terracotta, sigilli, oggetti in vetro, gioielli, ceramiche, utensili d’argento, scrigni, manoscritti e una vasta collezione di monete; il grande Stupa di Dharmarajika, chiamato anche Chir (spaccatura) Tope, per via dei cercatori di tesori che nei secoli passati hanno diviso la cupola in due parti; il Monastero di Jaulian e la città greca-battriana di Sirkap. Al termine della visita si procede per Peshawar, capoluogo della Provincia Khyber Pakhtunkhwa, in precedenza nota come Provincia della Frontiera del Nord Ovest. Pensione completa. Pernottamento in hotel.
Giorno 6
Peshawar (il capoluogo della Provincia Khyber Pakhtunkhwa)
Dopo la prima colazione visita di Peshawar che, trovandosi nelle vicinanze del famoso Khyber Pass, ha visto passare molti invasori e viaggiatori da tutto il mondo. Si inizia con il Museo di Peshawar, ospitato in un imponente edificio del periodo coloniale, noto come Victoria Hall, utilizzato come sala da ballo per gli ufficiali britannici. Il museo vanta un’ottima collezione di arte Gandhara, di cui fanno parte statue e fregi che ritraggono la vita del Buddha. C’è anche un’interessante sezione etnografica con utensili e abiti delle tribù della North-West Frontier Province, e tra questi
Dopo la prima colazione visita di Peshawar che, trovandosi nelle vicinanze del famoso Khyber Pass, ha visto passare molti invasori e viaggiatori da tutto il mondo. Si inizia con il Museo di Peshawar, ospitato in un imponente edificio del periodo coloniale, noto come Victoria Hall, utilizzato come sala da ballo per gli ufficiali britannici. Il museo vanta un’ottima collezione di arte Gandhara, di cui fanno parte statue e fregi che ritraggono la vita del Buddha. C’è anche un’interessante sezione etnografica con utensili e abiti delle tribù della North-West Frontier Province, e tra questi le interessanti effigi in legno rinvenute in un cimitero Kalash. Si prosegue con la vista degli attraenti bazar della città di confine, in primis l’Qissa Khawani Bazar, la vecchia “Strada di Cantastorie”, il bazar più noto della città, dove oggi rimangono pochi segni dei mercanti e dei viaggiatori che si riunivano qui per narrarsi storie a vicenda (N.B. La visita dei Bazar non è garantita a causa di eventuali problemi di sicurezza). Si continua con la Moschea Mahabat Khan, costruita nel 1630 dal governatore di Peshawar sotto l’imperatore moghul Shah Jahan, e restaurata nel 1898. Infine la Torre dell’Orologio che prende nome da Sir George Cunningham, ex governatore britannico e agente politico nella provincia. Pensione completa. Pernottamento in hotel.
Giorno 7
Peshawar - Takht-i-Bai - Saidu Sharif (le rovine del monastero buddhista)
Dopo la prima colazione partenza verso nord-est per le rovine del monastero buddhista Takht-i-Bhai, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, tra le più complete di tutto il Gandhara, risalenti a un periodo compreso tra il I e il VII secolo d.C., poste in una posizione spettacolare su una collina rocciosa. Un ripido sentiero con alti gradini conduce allo sperone roccioso dove si articola il monastero. All’ingresso, colonne dai capitelli corinzi, introducono alla grande corte degli stupa, costruita da Kanishka, e circondata da 38 stupa votivi di diversa epoca che contenevano statue di Buddha di
Dopo la prima colazione partenza verso nord-est per le rovine del monastero buddhista Takht-i-Bhai, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, tra le più complete di tutto il Gandhara, risalenti a un periodo compreso tra il I e il VII secolo d.C., poste in una posizione spettacolare su una collina rocciosa. Un ripido sentiero con alti gradini conduce allo sperone roccioso dove si articola il monastero. All’ingresso, colonne dai capitelli corinzi, introducono alla grande corte degli stupa, costruita da Kanishka, e circondata da 38 stupa votivi di diversa epoca che contenevano statue di Buddha di grandi dimensioni, mentre le pareti erano percorse da fregi che raffiguravano la vita dell’Illuminato. Alcuni gradini portano alla corte del monastero, di forma quadrangolare con le celle dei monaci disposte su tre lati. Un tempo, come scrisse il poeta cinese Xuan Zang nel 630, le pareti erano dipinte e gli stipiti erano di legno intarsiato. Un passaggio porta a due piccole corti: la cucina e il refettorio. Una rampa sale invece alla corte del grande stupa, alto probabilmente 10 m e decorato con parasoli e Buddha dipinti, ma di cui resta solo il basamento. Intorno si aprono le cappelle, due delle quali con la volta interna intatta. Sul lato ovest si apre la sala delle assemblee che raccoglieva i monaci per la lettura mensile dei testi sacri. Proseguimento in direzione di Saidu Sharif (990 m), la sede tradizionale del governo dello Swat. Pensione completa. Pernottamento in hotel.
Giorno 8
Saidu Sharif e la Valle dello Swat culla dell'arte Gandhara
Dopo la prima colazione intera giornata dedicata alla visita dei principali siti di interesse della Valle dello Swat. Precedentemente nota come Udyana, giardino, la valle è attraversata dall’omonimo fiume ed è circondata da montagne, laghi e praterie, rinomata soprattutto per gli alberi da frutto. Da qui passò Alessandro Magno occupando l’ultima satrapia dell’antica Persia, il regno di Ghandara; alleandosi con Tassile, allora sovrano di Taxila, iniziò poi l’ultima delle sue campagne, avanzando in Punjub. La valle è ricchissima di testimonianze archeologiche, tra cui il Ghaligai
Dopo la prima colazione intera giornata dedicata alla visita dei principali siti di interesse della Valle dello Swat. Precedentemente nota come Udyana, giardino, la valle è attraversata dall’omonimo fiume ed è circondata da montagne, laghi e praterie, rinomata soprattutto per gli alberi da frutto. Da qui passò Alessandro Magno occupando l’ultima satrapia dell’antica Persia, il regno di Ghandara; alleandosi con Tassile, allora sovrano di Taxila, iniziò poi l’ultima delle sue campagne, avanzando in Punjub. La valle è ricchissima di testimonianze archeologiche, tra cui il Ghaligai Buddah, scolpito nella roccia che si affaccia sullo Swat River, seriamente danneggiato dai talebani nel 2007 e oggi perfettamente restaurato da una missione a guida italiana; il sito di Butkara, un’area sacra buddhista nei sobborghi di Mingora, i cui ritrovamenti più antichi risalgono al III secolo a.C.. Gli scavi, avvenuti tra il 1956 e il 1962, anche in questo caso, furono effettuati da una missione italiana e oggi possiamo trovare alcuni ritrovamenti presso il Museo d’Arte Orientale di Torino. Il sito è dominato dal Grande Stupa a pianta circolare, circondato da altri edifici di dimensioni minori. Visita dell Museo dello Swat che, oltre all’arte buddhista, ospita anche ritrovamenti antecedenti. Pensione completa. Pernottamento in hotel. La Valle dello Swat e l’arte Gandhara Nel 327 a.C. Alessandro Magno conquistò la valle sconfiggendo gli abitanti a Udegram e Barikot. Il buddhismo arrivò nel III secolo a.C. con l’imperatore Ashoka e fiorì per ben nove secoli, diventando una sorta di “Terra Santa” e dando vita anche al Vajirayana, il buddhismo tantrico, che da qui si diffuse in Ladakh e Tibet. Durante i regni buddhisti l’arte religiosa raggiunse livelli di grande raffinatezza. Grazie alla posizione strategica della valle, sulle più importanti vie commerciali di un tempo, gli scultori locali vennero a contatto con tutte le culture e da queste assimilarono linguaggi diversi che si riconoscono nella particolare fusione di stilemi greco-romani e indiani da cui nacque la particolare e apprezzatissima arte detta appunto Gandhara. Vi arrivavano pellegrini da tutte le regioni asiatiche per visitare i numerosi stupa e monasteri decorati con bassorilievi dedicati alla vita del Buddha, capitelli corinzi dove figure umane si intrecciavano a motivi ornamentali, statue di Buddha dall’aspetto mediterraneo o centroasiatico. La caratteristica peculiare di questa scuola è di aver presentato, per la prima volta nella storia della religione, la figura di Buddha in forma umana, diversamente dalle precedenti scuole e in particolare dalla statuaria indiana antica le cui raffigurazioni del Buddha erano esclusivamente simboliche e identificate in un fiore di loto, un albero, una ruota o uno stupa. Nel periodo di massimo splendore del buddhismo, secondo la relazione del monaco viaggiatore cinese Hsuan Tsang, nella valle c’erano ben 1400 monasteri.
Giorno 9
Saidu Sharif - Ayun (verso l'isolata Valle del Chitral dominata dal Tirich Mir)
Dopo la prima colazione partenza verso nord per Ayun. La strada si inerpica a fatica in ampi meandri sul versante del Dir, scendendo poi ripida nel Chitral. Si percorre il nuovo tunnel che consente di evitare il Lowari Pass (3.118 m) spesso chiuso in passato per neve o per le pessime condizioni della strada. Discesa nell’isolata Valle del Chitral, ai piedi del Tirich Mir, che con i suoi 7.708 m è la vetta più alta dell’Hindu Kush. Siamo a pochi chilometri, in linea d’aria, dall’Afghanistan, delimitato dalla cosiddetta Linea Durand, ovvero quella delimitazione di influenza politica
Dopo la prima colazione partenza verso nord per Ayun. La strada si inerpica a fatica in ampi meandri sul versante del Dir, scendendo poi ripida nel Chitral. Si percorre il nuovo tunnel che consente di evitare il Lowari Pass (3.118 m) spesso chiuso in passato per neve o per le pessime condizioni della strada. Discesa nell’isolata Valle del Chitral, ai piedi del Tirich Mir, che con i suoi 7.708 m è la vetta più alta dell’Hindu Kush. Siamo a pochi chilometri, in linea d’aria, dall’Afghanistan, delimitato dalla cosiddetta Linea Durand, ovvero quella delimitazione di influenza politica che, nel 1893, il segretario degli esteri del Raj Britannico (per l’appunto, Sir Mortimer Durant) stipulò con l’emiro afghano Abdur Rahman Khan; nonostante diverse vicissitudini, il confine è sempre rimasto effettivo, sebbene, soprattutto negli anni della lotta al terrorismo, rimanga abbastanza poroso. La valle, costellata da campi terrazzati di grano e mais e da numerosi frutteti, è considerata una delle aree linguisticamente più variegate al mondo: sembra infatti che vengano usate almeno 12 lingue orali diverse, dal khowar al pashtu, dal kirghiso al wakhi fino ovviamente all’urdu, la lingua nazionale del Pakistan. Arrivo nel villaggio terrazzato di Ayun (1.400 m), una decina di chilometri prima di Chitral. Pensione completa. Pernottamento in hotel.
Giorno 10
Ayun - Valle di Rumbur (il Festival Chamos dei Kalash)
Dopo la prima colazione partenza in jeep locali aperte (con 3 passeggeri + autista per veicolo) per la Valle di Rumbur. Si tratta di percorrere una ventina di chilometri lungo una stretta pista dissestata che si incunea tra i monti dell’Hindukush. Arrivo nel villaggio di Rumbur e sistemazione in spartana guest-house. Si è obbligati a prendere una guida locale kalash e a lasciare la guida musulmana che ci ha accompagnato nei giorni scorsi. La prima cosa che colpisce arrivando nel villaggio è l’abbigliamento femminile: un ampio saio stretto in vita da una cintura decorata con gli stessi
Dopo la prima colazione partenza in jeep locali aperte (con 3 passeggeri + autista per veicolo) per la Valle di Rumbur. Si tratta di percorrere una ventina di chilometri lungo una stretta pista dissestata che si incunea tra i monti dell’Hindukush. Arrivo nel villaggio di Rumbur e sistemazione in spartana guest-house. Si è obbligati a prendere una guida locale kalash e a lasciare la guida musulmana che ci ha accompagnato nei giorni scorsi. La prima cosa che colpisce arrivando nel villaggio è l’abbigliamento femminile: un ampio saio stretto in vita da una cintura decorata con gli stessi motivi del caratteristico ed elegante copricapo chiamato kupass, ornato da numerose file di conchiglie cauri, originarie dell’Oceano Indiano ed utilizzate fino a pochi decenni fa come moneta per gli scambi in tutto il subcontinente indiano. I riti e le tradizioni del popolo kalash sono molto differenti da quelle delle popolazioni circostanti e a parte i contatti con i turisti, rappresentano un’isola di tempi antichi inserita nel presente. La religione Kalash è politeista con un dio creatore, Khodai e una serie di altre divinità, tra cui Jestak, la dea che protegge la casa e la famiglia, e Mahandeo, il dio della guerra e protettore dei raccolti. Giornate dedicate al Festival Chamos dei Kalash, la festa del solstizio d’inverno, la “madre di tutte le feste”. E’ sicuramente la festa più sacra del popolo degli infedeli, interdetta ai musulmani. Per partecipare ai tre giorni di festa si è costretti a sottoporsi al rito di purificazione che per qualcuno potrebbe risultare cruento in quanto prevede il sacrificio di un montone. Una volta purificati si può partecipare alle attività della comunità locale (preparazione del pane, danze, riti di corteggiamento tra i giovani…) e alle celebrazioni del festival (processioni, riti religiosi che comportano sacrifici animali, fiaccolata notturna…). Un’esperienza davvero unica e indimenticabile riservata a pochi viaggiatori. Pensione completa. Pernottamenti in spartana guest-house.N.B. La guest-house di Rumbur dispone di semplici camere, non riscaldate, con bagni privati. Si consiglia di portare un sacco a pelo personale. Non è garantita l’aqua calda. La corrente elettrica è a basso voltaggio e non c’è il wi-fi. I KalashProprio sul confine con l’Afganistan si trovano tre anguste e recondite valli di alta montagna che si insinuano fra le pendici dell’Hindukush. Vi risiede una popolazione estremamente periferica e poco numerosa che pure, per i suoi caratteri storici e culturali, va annoverata tra le più interessanti di cui si possa occupare l’etnografia: si tratta del popolo dei Kalash, seguace di un’antica religione politeista di origini ancora sconosciute, noto anche con il nome di Kafiri, il termine usato dai musulmani per connotare gli infedeli. Alcuni studiosi ritengono che i Kalash siano discendenti delle milizie erranti di Alessandro Magno; è comunque vero che la maggior parte degli abitanti di queste valli hanno capelli chiari e occhi azzurri, quindi ben diversi dalle altre etnie che popolano il Pakistan.
Giorno 11
Valle di Rumbur (il Festival Chamos dei Kalash)
Giorno 12
Valle di Rumbur (il Festival Chamos dei Kalash)
Dopo la prima colazione partenza per la visita dei villaggi Kalash della Valle di Bumburet e partecipazione alle celebrazioni del Festival Joshi. Attraversato il fiume Kunar la strada entra in un canyon deserto e prosegue, scavata nella roccia, in un saliscendi con vista sulle oasi sottostanti. Si risale la valle lungo il lato sinistro del fiume tra campi coltivati, canali di irrigazione e piante di noci secolari; in alto foreste di pini e alti pascoli, sullo sfondo le rocce delle montagne. Nel pomeriggio rientro ad Anjun. Pernottamento in hotel.Pasti: colazione in hotel, pranzo in
Dopo la prima colazione partenza per la visita dei villaggi Kalash della Valle di Bumburet e partecipazione alle celebrazioni del Festival Joshi. Attraversato il fiume Kunar la strada entra in un canyon deserto e prosegue, scavata nella roccia, in un saliscendi con vista sulle oasi sottostanti. Si risale la valle lungo il lato sinistro del fiume tra campi coltivati, canali di irrigazione e piante di noci secolari; in alto foreste di pini e alti pascoli, sullo sfondo le rocce delle montagne. Nel pomeriggio rientro ad Anjun. Pernottamento in hotel.Pasti: colazione in hotel, pranzo in ristorante locale, cena in hotel. I villaggi KalashLe Valli dei Kalash, coperte di boschi di deodora e malvoni, sono piccole e aspre. Quella di Rumbur è particolarmente stretta e le solide case in legno, pietra e fango si inerpicano sui fianchi delle montagne, con il tetto di una che fa da veranda alla successiva. Al piano terra si trovano stalle e magazzini; tra le stanze ai piani superiori generalmente c’è una cucina-sala da pranzo senza finestre e fuligginosa, con un focolare al centro cui corrisponde il foro di uscita del fumo, e una porta che dà sulla veranda. I Kalash coltivano grano, miglio, mais e lenticchie e allevano capre. Le uve dolci, delle viti nodose che crescono rampicanti intorno agli alberi, vengono trasformate in un vino molto forte e di sapore per noi non proprio gradevole. Le more, le albicocche, le mele e le susine sono abbondanti. Le noci rappresentano un’importante fonte di proteine in una dieta povera di carne. Le provviste vengono conservate in dispense di legno rialzate da terra, strutturate all’interno come armadi. I Kalash non seppelliscono i morti, ma li depongono in sarcofaghi di legno posti sulla superficie del terreno. Purtroppo, i gandau, le antiche statue di legno intarsiato messe a guardia dei cimiteri, sono state tutte asportate da archeologi e tombaroli e oggi si possono trovare nei musei o nei negozi di qualche antiquario di Londra.
Giorno 13
Valle di Rumbur - Ayun - Chitral
Dopo la prima colazione partenza per Chitral (1.500 m), il centro amministrativo della valle. Visita del bazar tradizionale, della moschea Shahi, costruita nel 1924 nei pressi del fiume Chitral, e del forte adiacente (N.B. Il forte è attualmente in restauro e di conseguenza potrebbe essere non visitabile). Costruito nel 1774, arrivò alla ribalta internazionale nel 1895, quando le truppe inglesi, rimanendo coinvolte nei conflitti per la successione al trono dello stato di Chitral, furono strette d’assedio da uno dei pretendenti. Il forte era allora sotto il comando di
Dopo la prima colazione partenza per Chitral (1.500 m), il centro amministrativo della valle. Visita del bazar tradizionale, della moschea Shahi, costruita nel 1924 nei pressi del fiume Chitral, e del forte adiacente (N.B. Il forte è attualmente in restauro e di conseguenza potrebbe essere non visitabile). Costruito nel 1774, arrivò alla ribalta internazionale nel 1895, quando le truppe inglesi, rimanendo coinvolte nei conflitti per la successione al trono dello stato di Chitral, furono strette d’assedio da uno dei pretendenti. Il forte era allora sotto il comando di Charles Townshend, un giovane ufficiale che sarebbe poi diventato decorato generale e membro del parlamento britannico. A sua disposizione c’erano 343 uomini in armi, più altre 200 non in grado di combattere. Il 15 marzo Sher Afzal arrivò in città con le sue truppe e assaltò il forte, che fu strenuamente difeso fino all’arrivo dei rinforzi provenienti da Peshawar. L’evento fu celebrato dalla stampa dell’epoca e dalle autorità britanniche: l’aver mantenuto la posizione non fu che un piccolo episodio all’interno del “Grande Gioco”. Nella primavera del 1898, infatti, il capitano Ralph Cobbol, mentre era in "permesso di caccia" nel Pamir, venne a sapere che i russi avevano pianificato di occupare Chitral se gli inglesi l'avessero abbandonata. Tutto il XIX secolo vide inglesi e russi contrapposti nello scacchiere centro-asiatico, in cui attività diplomatiche, azioni dei servizi segreti e scontri militari coinvolsero tutta la macro area per ottenerne l’egemonia. Fu solo nel 1907 che il “Grande Gioco”, o “Torneo delle ombre” nella versione russa, trovò fine quando, a San Pietroburgo, fu sancita la Triplice Intesa. Nel pomeriggio breve secursione nel vicino Parco Nazionale del Chitral per osservare il markhor, una specie di antilope di montagna, preda favorita dei leopardi delle nevi.
Giorno 14
Chitral - Peshawar - partenza
Dopo la prima colazione si intraprende il vaiggio di ritorno, verso sud, ripetendo lo stesso percorso dell’andat attraverso il Tunnel Lawari, l’Upper e il Lower Dir e fino a Mardan. Da Mardan si continua fino a Peshawa. Pensione completa e sistemazione in hotel con camere a disposizione fino all’ora della partenza.
Giorno 15
Italia
In nottata trasferimento all’aeroporto per il volo di linea Qatar airways via Doha, per l’Italia. Arrivo previsto a Milano Malpensa al mattino.