Giorno 1
Italia - Cairo
Partenza da Roma per il Cairo con volo di linea Alitalia o Egypt Air. Arrivo in Egitto, formalità doganali e trasferimento in Hotel 4 stelle. Cena libera e pernottamento.
Giorno 2
Cairo - Monastero di ST. PAUL - Jebel Galalah - Campo
Partenza in mattinata in direzione del deserto Orientale. Tappa della giornata è il monastero di San Paolo l’Eremita; si tratta di un monastero copto ortodosso situato nel deserto orientale, vicino alle montagne del Mar Rosso. E’ situato a circa 155 km a sud-est del Cairo. Il monastero è conosciuto anche come il Monastero delle Tigri. San Paolo visse solo in compagnia di Dio, in una grotta dell’altopiano montuoso che si trova vicino al Mar Rosso denominato “Montagna delle Tigri”, per circa 90 anni. In quegli anni San Paolo ricevette la visita di Sant’Antonio il quale fu testimone
Partenza in mattinata in direzione del deserto Orientale. Tappa della giornata è il monastero di San Paolo l’Eremita; si tratta di un monastero copto ortodosso situato nel deserto orientale, vicino alle montagne del Mar Rosso. E’ situato a circa 155 km a sud-est del Cairo. Il monastero è conosciuto anche come il Monastero delle Tigri. San Paolo visse solo in compagnia di Dio, in una grotta dell’altopiano montuoso che si trova vicino al Mar Rosso denominato “Montagna delle Tigri”, per circa 90 anni. In quegli anni San Paolo ricevette la visita di Sant’Antonio il quale fu testimone della sua santità. Dopo che Sant’Antonio ritrovò San Paolo morto nella grotta inginocchiato in atto di pregare, inviò alcuni suoi discepoli per fondare un monastero nei luoghi dove aveva vissuto San Paolo nel IV secolo d.C.Il monastero fu attaccato più volte dai beduini, il che spinse l’Imperatore Giustiniano a costruire la torre e le mura nel VI secolo per proteggere i monaci. L’ultimo attacco da parte dei beduini data al diciassettesimo secolo. Tutti i monaci furono uccisi e il monastero fu incendiato. I beduini occuparono il monastero per circa cento anni e fu ricostruito solo nel diciottesimo secolo. La posa delle tende è a carico dei partecipanti, e così sarà per il resto del viaggio. Lo staff ed il capo spedizione sono sempre a disposizione per un aiuto e in caso di necessità. Pensione completa, pernottamento in tenda igloo.
Giorno 3 - 4
Wadi Abu Had - Wadi Qena -Wadi Abu Marwa - Bir Murayr Campo
Entriamo nel Deserto Orientale d’Egitto, un’area di 222.000 km2 costituita da un altopiano sabbioso che sale bruscamente dalla valle del Nilo e si congiunge dopo circa 100 Km a est del Nilo con le montagne del Mar Rosso. Questa catena montuosa che attraversa il Deserto Orientale da nord a sud, è di origine vulcanica e può raggiungere i 2.187 metri di altezza (Monte Shaib al-Banat). Percorreremo il Wadi Qena, il Wadi Abu Marwa sino a Bir Murayr.Il deserto riceve precipitazioni piovose occasionali ed è ampiamente attraversato da wadi (letti asciutti dei torrenti stagionali). La maggior
Entriamo nel Deserto Orientale d’Egitto, un’area di 222.000 km2 costituita da un altopiano sabbioso che sale bruscamente dalla valle del Nilo e si congiunge dopo circa 100 Km a est del Nilo con le montagne del Mar Rosso. Questa catena montuosa che attraversa il Deserto Orientale da nord a sud, è di origine vulcanica e può raggiungere i 2.187 metri di altezza (Monte Shaib al-Banat). Percorreremo il Wadi Qena, il Wadi Abu Marwa sino a Bir Murayr.Il deserto riceve precipitazioni piovose occasionali ed è ampiamente attraversato da wadi (letti asciutti dei torrenti stagionali). La maggior parte della popolazione sedentaria vive di pesca, estrazione di minerali, o lavora per le compagnie petrolifere lungo la pianura costiera del Mar Rosso ad est delle colline. Gli abitanti del deserto sono nomadi e vivono di pastorizia e di commercio. Il deserto orientale, relativamente isolato dal resto d'Egitto, è ricco di risorse naturali; oltre al petrolio nella zona del Canale di Suez, si trovano giacimenti di fosfato, amianto, manganese, uranio, e oro.Respiriamo l’aria del Sahara…Campi, pensione completa.
Giorno 5 - 6
Om Balad - Deir Al-Atrash - Mons Claudianus - Wadi Atallah - Campi
Il viaggio prosegue attraverso le piane sabbiose. Raggiungeremo Deir al-Atrash: (Monastero del Sordo), al-Saqqia, e al-Heita; si tratta prevalentemente di forti romani costruiti lungo la strada proveniente dalle cave di Mons Porphyrites e dei suoi dintorni e servivano anche il traffico proveniente da Mons Claudianus. Quest’ultimo si trova nel deserto orientale dell’Alto Egitto. Il sito è ubicato a nord di Luxor, tra le città egiziane di Qena, sul Nilo, e Hurghada, sul Mar Rosso, circa 500 km a sud del Cairo e 120 km a est del Nilo, a un'altitudine di circa 700 m, nel cuore della catena
Il viaggio prosegue attraverso le piane sabbiose. Raggiungeremo Deir al-Atrash: (Monastero del Sordo), al-Saqqia, e al-Heita; si tratta prevalentemente di forti romani costruiti lungo la strada proveniente dalle cave di Mons Porphyrites e dei suoi dintorni e servivano anche il traffico proveniente da Mons Claudianus. Quest’ultimo si trova nel deserto orientale dell’Alto Egitto. Il sito è ubicato a nord di Luxor, tra le città egiziane di Qena, sul Nilo, e Hurghada, sul Mar Rosso, circa 500 km a sud del Cairo e 120 km a est del Nilo, a un'altitudine di circa 700 m, nel cuore della catena montuosa del Mar Rosso ai piedi del Jebel Fatira. I Romani scavarono nella cava di Mons Claudianus per circa due secoli, dal I secolo d.C. fino alla metà del III secolo d.C. Nel sito della cava o nelle sue vicinanze sono state rinvenute tracce di insediamenti antecedenti a quello romano. Le condizioni aride del deserto hanno permesso la conservazione di documenti e reperti organici. Mons Claudianus costituiva una fonte abbondante di granodiorite (roccia della famiglia del granito) per Roma. Il materiale qui estratto fu utilizzato per la costruzioni di notevoli strutture romane, tra le quali Villa Adriana a Tivoli, numerose terme pubbliche, pavimenti e colonne del tempio di Venere, il palazzo di Diocleziano a Spalato e le colonne del pronao del Pantheon di Roma. In particolare, le colonne del Pantheon erano alte ciascuna 12 m con diametro pari a 1,5 m e pesavano 60 tonnellate ciascuna.La struttura nel sito di Mons Claudianus è composta da un accampamento romano, abitazioni, laboratori, stalle e un dromos (corridoio che conduce all’ingresso di una sepoltura). Il campo è circondato da mura di granito con torri di difesa arrotondati agli angoli, per proteggerlo dagli attacchi dei beduini. La presenza di sorgenti di acqua calda presuppone che siano state utilizzate in un complesso impianto di riscaldamento sotterraneo per le terme. Sono ancora presenti molti frammenti di granito, e diverse rovine come una colonna e una parte di soletta. Gli scavi e gli studi effettuati in questo sito dimostrano che i lavoratori e i soldati che qui lavoravano avevano una dieta molto più ricca e più varia di quanto si pensasse. La dieta comprendeva grano, lenticchie, datteri, carne d'asino e vino, insieme a prelibatezze come carciofi, pinoli, melograno, uva, anguria e persino pepe nero proveniente dall'India. Lungo la strada che collegava le cave alla Valle del Nilo si trovano i resti di molti punti di ristoro. Pernottamenti al campo, pensione completa.
Giorno 7 - 8
Wadi Hammamat "The Cave of Boats" - Didymoi - Wadi Zeydun - Jabal Hadrabah - Wadi Al-Dabah - Wadi Hafafit - Campi
L’antico Egitto, Wadi Hammamat: era una delle principali aree di scavo nella Valle del Nilo. Le prime tracce di scavo vengono fatte risalire al secondo millennio a.C. Wadi Hammamat è ricco di testimonianze archeologiche del suo sfruttamento, che proseguì anche in epoca romana, principalmente per il basalto considerato molto prezioso. In epoca faraonica il materiale proveniente da questa zona, e in particolare una pietra verde molto pregiata, la pietra Bekhen, venne utilizzato per bocce, palette, statue e sarcofagi. Il Faraone Seti risulta essere stato il primo ad aver
L’antico Egitto, Wadi Hammamat: era una delle principali aree di scavo nella Valle del Nilo. Le prime tracce di scavo vengono fatte risalire al secondo millennio a.C. Wadi Hammamat è ricco di testimonianze archeologiche del suo sfruttamento, che proseguì anche in epoca romana, principalmente per il basalto considerato molto prezioso. In epoca faraonica il materiale proveniente da questa zona, e in particolare una pietra verde molto pregiata, la pietra Bekhen, venne utilizzato per bocce, palette, statue e sarcofagi. Il Faraone Seti risulta essere stato il primo ad aver ordinato lo scavo di un pozzo per fornire acqua al Wadi. Perlustreremo il Wadi alla ricerca dei siti che nascondono l’arte rupestre del Sahara, qui i primordiali graffiti e alcune antiche pitture.La storia di Wadi Hammamat risale a molto prima dell’epoca faraonica. Manufatti del periodo Badarian (circa 5500-4000 A.C) e numerose incisioni rupestri predinastiche, localizzate a nord est delle cave di pietra Bekhen, attestano l’antica importanza della zona. In epoca preistorica, oltre alle rappresentazioni di gazzelle, bovini dalle lunghe corna, giraffe, elefanti, struzzi ed altri animali, gli artisti che hanno realizzato queste immagini hanno anche scolpito barche a forma di falce, trappole per animali e cacciatori. Questa arte può rappresentare solo scene di caccia e di vita quotidiana o può avere significati magici o religiosi; noi semplicemente non lo sappiamo. La presenza di una ricca rappresentazione di fauna selvatica indica che nella tarda preistoria questo deserto fosse molto più fertile e ricco di vegetazione di quanto lo sia oggi. Lo stile in cui sono state effettuate queste incisioni, dal confronto con disegni dipinti su ceramica, permette di stabilire che furono eseguite un po’ prima della fine del IV millennio a.C.Campi, pensione completa.
Giorno 9 - 13
Wadi Al-Gemal - Le antiche Vie Romane - Wadi Hodein - Wadi Abraq - Wadi Al-Na'am - Wadi Al-Beida
La spedizione prosegue lungo le antiche vie romane. Incontreremo Il forte di Abraq che si trova su un altopiano pianeggiante e si affaccia su un grande wadi lungo quella che sembra essere la rotta commerciale tolemaica più a sud per il Mar Rosso. Questa massiccia fortezza, larga più di 160 metri, fu costruita probabilmente per proteggere la rotta commerciale ed è situata vicino ad un pozzo. Vicino al wadi furono ritrovate alcune rocce ricoperte di graffiti raffiguranti gazzelle, elefanti, mucche, cammelli, guerrieri a cavallo, e croci cristiane. La fortezza fu costruita su un
La spedizione prosegue lungo le antiche vie romane. Incontreremo Il forte di Abraq che si trova su un altopiano pianeggiante e si affaccia su un grande wadi lungo quella che sembra essere la rotta commerciale tolemaica più a sud per il Mar Rosso. Questa massiccia fortezza, larga più di 160 metri, fu costruita probabilmente per proteggere la rotta commerciale ed è situata vicino ad un pozzo. Vicino al wadi furono ritrovate alcune rocce ricoperte di graffiti raffiguranti gazzelle, elefanti, mucche, cammelli, guerrieri a cavallo, e croci cristiane. La fortezza fu costruita su un promontorio che si erge ad oltre cinquanta metri dalla base del wadi. L’edificio centrale è formato da ventotto camere che circondano un grande cortile. Edifici più piccoli sono stati costruiti all'interno delle mura meridionali esterne, e all'angolo sud-ovest si trova una grande torre che sovrastava l’ingresso al forte. I primi viaggiatori che visitarono questo forte (il francese Linant de Bellefonds, nel 1832, e l’americano Colston vent’anni più tardi) pensarono che questa fortezza fosse una roccaforte e una stazione di caccia agli elefanti. E' tuttavia improbabile che gli elefanti siano stati cacciati qui nel periodo tolemaico, quando le circostanze ambientali in questa zona ricordavano quelle dei nostri giorni. E' probabile che gli elefanti provenienti da sud si fermassero nei pressi del pozzo per dissetarsi durante i viaggi di trasferimento. Le giornate successive proseguiranno alla ricerca dei villaggi beduini Ma’aza, Ababda e Bisharin. I Beduini Ma’aza secondo le tradizioni orali, arrivarono nel deserto orientale egiziano solo poche centinaia di anni fa, nel 1700, dall’Arabia dove erano conosciuti con il nome di Beni Atiyya. La tribù migrò in Egitto attraverso il mare e via terra dal Sinai dopo che venne sconfitta da un’altra tribù rivale, gli Howeitat. Le 250 famiglie si stabilirono in Egitto e, all’inizio, continuarono la loro tradizione di effettuare raid per sottrarre ai contadini della valle del Nilo i terreni su cui far pascolare le greggi. Trovarono però molte difficoltà e questa loro usanza fu definitivamente fermata da Mohammad Ali nel 1803, che governò poi l’Egitto dal 1805 al 1848. Da allora i Ma’aza divennero nomadi pastorali. Il loro rapporto con l’ambiente è molto intimo e sanno capire piante ed animali. Si spostano nei luoghi dove sanno che crescono le piante buone per il cibo per curarsi o da utilizzare come foraggio per gli animali. Se necessario costruiscono delle tende chiamate “beit ash-Sha'ar” che significa "case di capelli". La vita dei Ma’aza è molto dura ma è una vita sana in cui libertà e onore sono i beni più preziosi. Sono ora considerati delle ottime guide e grandi conoscitori del territorio oltre che molto ospitali. Non potrà mancare l’incontro con i Beduini Ababda, da tempo immemorabile, sono conosciuti come pastori qualificati, allevatori di cammelli, e ottime guide per i commercianti e i pellegrini. Non usano le bussole, né navigano con le stelle; usano invece la direzione del vento e del sole nel loro deserto. La loro capacità di monitoraggio delle greggi è leggendaria e anche i bambini Ababda sanno distinguere le singole tracce degli animali della loro famiglia. Un ramo degli Ababda a fianco degli inglesi combatterono contro i Dervisci nel Sudan. Alcuni Beduini Ababda conducono una vita nomade, sono costantemente in movimento in cerca di acqua e pascoli per il loro bestiame e si dedicano alla raccolta di piante per cibo, medicine, e al commercio. I loro cammelli vengono normalmente scambiati con altre merci tra cui mais, fagioli, datteri, lino, pelle, e altre materie prime. Si dice che gli Ababda condividano con i Bisharin una curiosa credenza per cui gli animali sacrificati in una tomba si trasformano in gazzelle o stambecchi e godono particolare protezione. I Beduini Bisharin che occupano la terra da Berenice sud a Port Sudan, discendono da gruppi tribali neolitici di antica origine Hamitic e vivono nella zona da più di 4000 anni. Hanno una stretta affinità con il loro ambiente e la responsabilità che provano per la loro terra è radicata nella loro antica origine. Dai racconti tramandati si dice che la loro origine ebbe questo inizio: il loro primo antenato fu Bishar, che ebbe un nipote o pronipote chiamato Koka. Koka fu un sant'uomo e ebbe due mogli: Umm Ali e Umm Nagi. Nel corso degli anni entrambe le mogli diedero alla luce dei figli. Umm Nagi divenne la madre delle piante e degli animali di Gebel Elba, mentre Umm Ali divenne la madre dei Bisharin. Al momento della morte Koka decise di lasciare la sua vita terrena trasformandosi in una parte della montagna in modo che potesse sempre vegliare e proteggere i suoi figli. Questo racconto spiega la strettissima affinità che i Bisharin hanno con il loro ambiente e la responsabilità che provano per la terra. Dopo la costruzione della Diga di Assuan i Bisharin hanno perso gran parte della loro tradizionale terra di pascolo e molti di loro si sono insediati su entrambi i lati di Khor al-Allaqi. Rimangono anche vicini alla loro casa ancestrale e a Gebel Elba. Avremo modo durante queste giornate di stringere rapporti con i diversi gruppi per conoscerne gli usi e d i costumi e avvicinarci un po’ a queste tribù semi-nomadi. Campi, pensione completa.
Giorno 14
Wadi Al-Zarqa - Marsa Alam - Cairo
Il viaggio volge al termine, in giornata attraverso il Wadi Al Zarqa raggiungeremo Marsa Alam dove, dopo aver salutato l’equipe ed il Colonnello Ahmed, prenderemo il volo di rientro al Cairo. Pernottamento in hotel, cena libera.
Giorno 15
Cairo - Italia
Prima colazione in hotel. Trasferimento in aeroporto e partenza con volo di rientro a Roma.