Giorno 1
Partenza dall'Italia per Belgrado, proseguimento per Novi Sad e visita della città.
Partenza da Milano Malpensa con voli via scalo europeo. Dopo aver incontrato la guida locale parlante italiano, lasciamo alle spalle Belgrado e in poco più di tre quarti d’ora siamo già a Novi Sad. Capoluogo della regione autonoma della Vojovodina e prossima capitale europea della cultura nel 2021, Novi Sad è esempio pulsante della commistione tra atmosfere austro-ungariche e spirito balcanico, oltre che un autentico spaccato di Serbia. Dopo esserci sistemati in hotel e un rapido spuntino in una delle sue celebri čarde (taverne) o in uno dei mille caffè che punteggiano il corso Zmai
Partenza da Milano Malpensa con voli via scalo europeo. Dopo aver incontrato la guida locale parlante italiano, lasciamo alle spalle Belgrado e in poco più di tre quarti d’ora siamo già a Novi Sad. Capoluogo della regione autonoma della Vojovodina e prossima capitale europea della cultura nel 2021, Novi Sad è esempio pulsante della commistione tra atmosfere austro-ungariche e spirito balcanico, oltre che un autentico spaccato di Serbia. Dopo esserci sistemati in hotel e un rapido spuntino in una delle sue celebri čarde (taverne) o in uno dei mille caffè che punteggiano il corso Zmai Jovina, la via pedonale che è il cuore della città, inizieremo le visite. A introdurci agli incanti della Vojvodina sarà l’imponente Chiesa cattolica del Santo Nome di Maria, costruita in stile neogotico con splendide vetrate policrome dipinte dai maestri di Budapest. Nella stessa piazza, Trg Slobode, il quadrante destinato a segnare ogni momento della vita cittadina, ammireremo il Municipio, con i suoi motivi classici e neo rinascimentali. Continueremo poi la prima esplorazione inoltrandoci nel cuore di Novi Sad: ammireremo la facciata del Palazzo del Vescovo di Bačka, di originalissima ispirazione moresca, quindi la chiesa ortodossa di San Nicola, di ispirazione barocca con una originale cupola a cipolla smaltata in oro. Infine saremo sulla scintillante promenade di Dunavska Ulica, antica via di commercio oggi consacrata allo shopping, che si allunga fino a raggiungere le sponde del Danubio: qui si trova anche il museo storico della Vojovodina (facoltativo), così come la casa più antica della città, Kod Belog Iava. Cena e pernottamento. NB: La quota di partecipazione è valida ed è la medesima sia per partenza da Milano che da Roma con voli Austrian Airlines.Per partenze dagli altri aeroporti italiani (Milano e Roma esclusi) si applica il supplemento “Partenza da altre città”.
Giorno 2
Visita della fortezza di Petrovaradin a Novi Sad. Sremski Karlovci e parco nazionale della Fruska Gora con i suoi celebri monasteri ortodossi. Arrivo a Belgrado.
Incontro con la guida locale parlante italiano, e concludiamo le visite di Novi Sad con il suo fiore all’occhiello, la cittadella di Petrovaradin, la più importante fortezza sul Danubio. Percorrendo il Ponte dell’Arcobaleno (così chiamato per la forma e per gli auspici di pace seguiti alla distruzione del precedente ponte, caduto sotto i bombardamenti NATO del 1999), saremo in pochi minuti nella roccaforte inespugnabile, teatro di mille battaglie e testimone di tutti i principali avvenimenti della regione. Da Petrovaradin la vista che si apre sul fiume e sulla città è spettacolare, ma
Incontro con la guida locale parlante italiano, e concludiamo le visite di Novi Sad con il suo fiore all’occhiello, la cittadella di Petrovaradin, la più importante fortezza sul Danubio. Percorrendo il Ponte dell’Arcobaleno (così chiamato per la forma e per gli auspici di pace seguiti alla distruzione del precedente ponte, caduto sotto i bombardamenti NATO del 1999), saremo in pochi minuti nella roccaforte inespugnabile, teatro di mille battaglie e testimone di tutti i principali avvenimenti della regione. Da Petrovaradin la vista che si apre sul fiume e sulla città è spettacolare, ma di grande suggestione sono anche i suoi luoghi più segreti, come i tunnel sotterranei (della lunghezza di quasi 20 km, di cui solo 1 km è oggi visitabile) cui si accede dalla polveriera, attualmente sede del Museo Civico (ingresso). Costruita dagli Asburgo nel 1692, ma già presente sin da epoca romana come insediamento fortificato, Petrovaradin presenta nella sua parte più alta la famosa torre dell’Orologio ubriaco (perché segna un’ora esatta con una certa approssimazione, a seconda della temperatura esterna). Lungo i bastioni di Ludwig, sulla parte terrazzata della fortezza, si cammina fino a raggiungere la porta di Leopold, dalla sontuosa facciata barocca. Ci spostiamo quindi nella vicina regione collinare della Fruska Gora, che vanta i migliori vini della Serbia e una fitta rete di cantine caratteristiche, ed è soprattutto terra dei monasteri tra i più antichi del paese. La prima tappa è la graziosa cittadina di Sremska Karlovica, dove potremo assaggiare i ciambelloni locali, i kuglof (di cui si conserva una ricetta segretissima) e ammirare la sua piazza bomboniera, con la Fontana dei quattro leoni, il Palazzo del Patriarcato e la Cattedrale Ortodossa. Dopo il pranzo e una degustazione dei vini della regione, in una delle tante cantine, raggiungiamo la foresta costellata di monasteri. Qui salirono a rifugiarsi le comunità ortodosse, all’inizio dell’era moderna, spinte a nord dall’avanzata dell’impero ottomano: in origine più di trenta, oggi ne sono rimasti una decina in condizioni più che decorose. Testimoniano alla perfezione la rielaborazione balcanica del barocco, declinato con gusto e misura che erano di diretta filiazione dall’architettura ecclesiastica precedente (scuola morava) con massiccia influenza bizantina. In particolare ci soffermeremo sul Monastero di Krusedol, che ospita una impressionante collezione di iconostasi tardo bizantine, e sul Monastero di Novo Hopovo, con la massiccia cupola a base dodecagonale della Chiesa di San Nicola, affrescata nei suoi interni dagli artisti della scuola del Monte Athos (1600 circa). Prima di rientrare, faremo l’ultima sosta, se i tempi lo permettono, al monastero di Velika Remeta, ricostruito nel XVI secolo e immerso in un suggestivo scenario agreste. Percorrendo in direzione sud l’immensa pianura pannonica su cui è distesa la regione della Vojvodina, copriamo gli 80 km che ci separano da Belgrado, dove arriviamo in serata, in tempo per un drink sugli zatteroni sul Danubio. Cena e pernottamento.
Giorno 3
Belgrado, la capitale della Serbia e una delle più antiche città d'Europa
Giornata interamente dedicata alla capitale serba. Crocevia fondamentale sulle antiche strade che univano l’est all’ovest, Belgrado ha fatto di necessità virtù, imparando a definirsi senza andare troppo per il sottile in materia di identità: i suoi toponimi (Kalemgdan, Terazije, Tasmajdan) tradiscono il lungo periodo ottomano nonostante abbia fatto quasi completa tabula rasa delle moschee. Spesso definita la città dei due fiumi perché protesa nel fazzoletto che si apre tra il Danubio e la Sava, ha saputo fare dei fiumi una modalità di intrattenimento dopo averli visti per secoli con
Giornata interamente dedicata alla capitale serba. Crocevia fondamentale sulle antiche strade che univano l’est all’ovest, Belgrado ha fatto di necessità virtù, imparando a definirsi senza andare troppo per il sottile in materia di identità: i suoi toponimi (Kalemgdan, Terazije, Tasmajdan) tradiscono il lungo periodo ottomano nonostante abbia fatto quasi completa tabula rasa delle moschee. Spesso definita la città dei due fiumi perché protesa nel fazzoletto che si apre tra il Danubio e la Sava, ha saputo fare dei fiumi una modalità di intrattenimento dopo averli visti per secoli con diffidenza e gratitudine, anche in questo caso a seconda dei punti di vista: perché l’importanza di questi due fiumi la rendeva fragile e ambita, ma d’altra parte le dava anche lustro e valore. Tappa d’obbligo, la visita della chiesa ortodossa più grande del mondo, il Tempio di San Sava, iniziato nel 1935 e dopo il lungo congedo religioso imposto dal comunismo, terminato solo nel 1985. Al termine ci dirigeremo verso la cittadella di Kalemegdan, sulle sponde del Danubio. La fortezza di Belgrado si trova immersa in un ampio parco, da cui prende il nome, proprio nel punto di confluenza dei due fiumi cittadini, la Sava e il Danubio. Dai bastioni di Kalemegdan potremmo inoltrarci nel parco più popolare della città ed ammireremo la vista più bella di Belgrado. Edificata già dai celti, è stata per secoli l’unica parte abitata della città: accederemo alla città alta, la parte alla sommità della cittadella, per poi scendere verso la parte bassa attraverso le sue porte storiche e i tanti monumenti celebrativi. Infine, riserveremo la nostra attenzione al quartiere boheme Skardalja. Definito la Montmartre di Belgrado, è nato tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento in un’epoca in cui le sue antiche osterie erano il luogo di incontro dei nomi più famosi della Belgrado culturale. Oggi il coefficiente più spiccatamente turistico ne ha in parte compromesso l’atmosfera, ma non è raro ritrovare i suoi tratti più peculiari sedendosi a bere una rakija in una delle sue kafane. Cena e pernottamento.
Giorno 4
Il cuore originario della Serbia: il Monastero di Manasija, il monastero di Zica e Kraljevo
Lasciamo la capitale e ci dirigiamo verso il cuore originario della Serbia. Emblema di queste radici antiche, che attingono ai secoli della formazione della Serbia moderna, è il Monastero di Manasija. Riconoscibile per la sua cinta muraria fortificata che lo rende più simile a un castello che a una chiesa, il monastero venne fondato nella prima metà del XV secolo, a seguito dell’invasione ottomana che fece della Raska – che era la regione con maggiore concentrazione di luoghi di culto - teatro di razzie e devastazioni, costringendo così gli uomini di fede a scappare verso nord. Le
Lasciamo la capitale e ci dirigiamo verso il cuore originario della Serbia. Emblema di queste radici antiche, che attingono ai secoli della formazione della Serbia moderna, è il Monastero di Manasija. Riconoscibile per la sua cinta muraria fortificata che lo rende più simile a un castello che a una chiesa, il monastero venne fondato nella prima metà del XV secolo, a seguito dell’invasione ottomana che fece della Raska – che era la regione con maggiore concentrazione di luoghi di culto - teatro di razzie e devastazioni, costringendo così gli uomini di fede a scappare verso nord. Le fortificazioni e le torri vennero pensate proprio per assolvere a una funzione difensiva, visto che si considerava del tutto probabile una incursione ottomana con conseguente minaccia: cosa che puntualmente si sarebbe verificata a meno di trent’anni dalla costruzione. Manasija presenta una originale pianta a trifoglio e ospita affreschi che sono tra le migliori opere del medioevo serbo: in particolare il bellissimo dipinto de I santi guerrieri. La sua architettura appartiene alla cosiddetta scuola della Morava, che prende il nome dalla valle omonima, e che rispetto al canone dei predecessori torna a una maggiore semplicità, come testimoniato dalle linee asciutte della Chiesa dell’Ascensione di Gesù. Dopo il pranzo, saremo in un altro monastero fondativo, il Monastero di Žiča. Si presenta con un tipico colore rosso scuro e filigrane in pietra che ricordano le decorazioni tipiche della migliore arte araba; è considerato uno dei più bei monasteri serbi, costruito tra il 1206 e il 1217: il suo stile architettonico appartiene alla scuola di Raska e rappresenta un tipico esempio di architettura serba del XIII secolo. Proclamato da San Sava sede della chiesa serba, nella parte frontale si dispone con un ampio nartece esterno – diversamente da quella che era consolidata abitudine di farli senza separazione dalla chiesa vera e propria - e un campanile. Spiccatamente estroso e riconducibile al gusto dei maestri della Raska, il piccolo battistero nel giardino. Arriviamo quindi nella cittadina di Kraljevo e dopo cena, abbiamo il tempo per una passeggiata in centro. Cena e pernottamento.
Giorno 5
La fortezza di Maglic, il monastero di Studenica e la città di Novi Pazar, la più ottomana delle città serbe
Partenza di buon mattino, ci dirigiamo verso la valle dell’Ibar, per una prima breve sosta (fotografica) alla Fortezza di Maglic. Si distingue per impatto scenografico: costruita nel XIII, venne completata un secolo più tardi dall’arcivescovo Danilo II che vi volle aggiungere un palazzo e una chiesa. Nonostante il parziale stato di abbandono, sono conservate le sette torri di difesa e le spesse mura. Oltre all’impossibilità di un accesso in sicurezza alla fortezza, l’effetto di magniloquenza è singolarmente maggiore quando si osserva la fortezza dal fondo valle piuttosto che
Partenza di buon mattino, ci dirigiamo verso la valle dell’Ibar, per una prima breve sosta (fotografica) alla Fortezza di Maglic. Si distingue per impatto scenografico: costruita nel XIII, venne completata un secolo più tardi dall’arcivescovo Danilo II che vi volle aggiungere un palazzo e una chiesa. Nonostante il parziale stato di abbandono, sono conservate le sette torri di difesa e le spesse mura. Oltre all’impossibilità di un accesso in sicurezza alla fortezza, l’effetto di magniloquenza è singolarmente maggiore quando si osserva la fortezza dal fondo valle piuttosto che affacciandosi dall’alto. Proseguiamo e a poca distanza saliamo verso il Monastero di Studenica. Qui ci troveremo davanti alla summa delle conoscenze e delle architetture ecclesiastiche di tutti i Balcani: questo complesso monasteriale ancora attivo, oltre ad essere un gioiello testimonia il fervore e la devozione con cui la tradizione ortodossa si inserisce nella vita della comunità. Frequenti sono infatti gli eventi e le celebrazioni cui si ha occasione di assistere. Il monastero trovò edificazione per volere dello zar Stefan Nemanja, che alla fine del XII secolo scese il fiume da cui prende il nome, Studenica, per porre il primo mattone della ampia struttura ovale, al cui interno si trovano attualmente tre chiese (erano sette originariamente). Modello di riferimento per tutti i monasteri che sarebbero seguiti, a Studenica ci troveremo davanti a strutture architettoniche perfettamente conservate oltre che ad alcuni degli affreschi più elaborati del medioevo serbo. I più conosciuti sono opera dei maestri istituzionali del regno, Mihailo e Eutihije, spiccano per l’armonia di insieme e l’uso sapiente dei colori: ammirate in particolare la Natività e la Presentazione della Vergine. Dopo il pranzo, ripartiamo alla volta di Novi Pazar: e tra le verdi vallate, improvvisamente ci troveremo immersi in una selva di minareti che l’impero ottomano sembra essersi lasciato alle spalle. Resteremo però ancora un po’ in terreno cristiano, con la visita del Monastero di Sopocani. Tassello decisivo della cosiddetta Transromanica, la via che unisce i principali patrimoni europei del Romanico, il Monastero di Sopocani è stato costruito nel XIII secolo. La sua eccezionalità risiede negli affreschi di ispirazione biblica, perfettamente conservati, presenti in quantità nel vestibolo e nel nartece interno. Tra i più fulgidi esempi di arte medievale in Europa, le pitture sono sopravvissute a due incendi e al lungo periodo ottomano. Raggiungiamo quindi nel pomeriggio la più ottomana tra le città serbe, densa di una atmosfera unica, e antica capitale del Sangiaccato durante il periodo turco: Novi Pazar. Costruita tra il 1459 e il 1461 da Isa Beg Isaković che fondò anche la Baščaršija di Sarajevo, Novi Pazar significa mercato nuovo, perché proprio quella di enorme bazar doveva essere la sua originaria funzione. Uno nodo di scambio per i commercianti e luogo privilegiato per i caravanserragli, in un fazzoletto di terra vitale in epoca ottomana. Visiteremo la bella čaršija, o casbah, il quartiere turco della città, con la più antica moschea, Altun Alem, un antico hammam, l’Isa Begov Hamam (purtroppo ormai in rovina) che vede alle sue spalle un suggestivo kafana in cui ritrovare l’essenza e la vitalità della socialità del mondo musulmano in versione balcanica. Per questa giornata troveremo alloggio nell’hotel più citato dai manuali di storia dell’arte, il Vrbak, un eccentrico colosso di impronta turca e parentela futurista, costruito negli anni Settanta e uno dei più riusciti tentativi di architettura socialista di filiazione balcanica.
Giorno 6
Verso le alpi dinariche: Sirogojno, e il villaggio etnofrafico, le caverne di Stopica e il villaggio di legno di Kustendorf
Lasciati alle spalle i minareti di Novi Pazar, partiamo in direzione delle alpi dinariche. Prima sosta panoramica presso il lago del parco di Zlatar. Da qui inizieremo a salire fino a raggiungere le variopinte montagne serbe, e ci fermeremo a Sirigojno, per la visita del Museo del vecchio villaggio, un museo etnografico molto curato e capace di raccontare non solo un’epoca ma la civiltà contadina che fino a pochi decenni fa innervava queste dorsali alpine. Dopo il pranzo in un locale caratteristico di Sirigojno, continuiamo in direzione delle bellissime grotte di Stopica. Incastonate nella
Lasciati alle spalle i minareti di Novi Pazar, partiamo in direzione delle alpi dinariche. Prima sosta panoramica presso il lago del parco di Zlatar. Da qui inizieremo a salire fino a raggiungere le variopinte montagne serbe, e ci fermeremo a Sirigojno, per la visita del Museo del vecchio villaggio, un museo etnografico molto curato e capace di raccontare non solo un’epoca ma la civiltà contadina che fino a pochi decenni fa innervava queste dorsali alpine. Dopo il pranzo in un locale caratteristico di Sirigojno, continuiamo in direzione delle bellissime grotte di Stopica. Incastonate nella roccia calcarea, non sono profondissime ma presentano uno spettacolare arco naturale di ingresso e stupefacenti vasche di travertino con cascate interne. L’ultima tappa della giornata coincide anche questa volta, come per il Vrbak di Novi Pazar del giorno precedente, con una la nostra sistemazione per la notte. Saremo infatti al celebre villaggio in legno di Kustendorf, del regista Emir Kusturica. Anche chiamato Mecavnik, dal nome della collina su cui sorge, è nato da un set cinematografico del film La Vita è un miracolo, prima di essere convertito a resort di charme tra le alpi. Felicemente riuscito, questa sorta di etno-hotel-set cinematografico non nasconde la sua vocazione turistica (o sciistica nei mesi invernali) ma mantiene la sua prima ispirazione: al suo interno i piccoli chalet in legno sorgono su vie intitolate ognuna a un regista diverso, e nella parte più alta, con vista sugli splendidi alpeggi del Parco nazionale di Tara, sorge la casa dello stesso Kusturica, genio controverso ma regista giustamente celebrato in tutto il mondo. Cena in hotel e pernottamento.
Giorno 7
Ingresso in Bosnia: escursione con il treno alpino Sargan Eight, visita alla città di Visegrad, sosta a Andricgrad dal caratteristico centro e pernottamento a Sarajevo
La giornata ha inizio con l’escursione mattutina sul treno Sargan Eight. Destinato ad una originale immersione nel parco nazionale di Tara, questo treno storico originariamente univa Sarajevo a Belgrado ed era trait d’union tra comunità montane altrimenti completamente isolate. Dismesso nel 1974, oggi oltre al fascino retrò questo treno è destinato allo svago più che al trasporto. Detiene il singolare primato di una esperienza di alta montagna su vagoni che, arredati con certo gusto vintage, sfrecciano tra abeti e placche di roccia. Ammirerete sorgenti naturali e stazioni da cartolina
La giornata ha inizio con l’escursione mattutina sul treno Sargan Eight. Destinato ad una originale immersione nel parco nazionale di Tara, questo treno storico originariamente univa Sarajevo a Belgrado ed era trait d’union tra comunità montane altrimenti completamente isolate. Dismesso nel 1974, oggi oltre al fascino retrò questo treno è destinato allo svago più che al trasporto. Detiene il singolare primato di una esperienza di alta montagna su vagoni che, arredati con certo gusto vintage, sfrecciano tra abeti e placche di roccia. Ammirerete sorgenti naturali e stazioni da cartolina (il treno se la prende comoda, ed effettua numerose soste fotografiche). Il nome si deve al circuito ad otto, realizzato per permettere di superare i pendii più ripidi. Dopo la suggestiva esperienza, riprendiamo il bus in direzione valico di confine di Vardiste, dove passeremo rapidamente il confine dopo le necessarie formalità doganali. Appena entrati in Bosnia, saremo in breve a Visegrad, dove ci fermeremo su uno dei ponti più significativi della regione, il Ponte Pasa Sokolovic. Celebrato in particolar modo dal romanzo di Andric, il Ponte sulla Drina - la cui eco nella letteratura serba è paragonabile a quella dei Promessi Sposi per noi – venne costruito per volere del visir nel 1571, durante il periodo ottomano- Patrimonio dell’umanità dell’Unesco, oltre che per la monumentalità è tappa di memoriali dolenti perché teatro di atrocità nei tragici conflitti dei primi anni novanta. E proprio allo scrittore Andric è dedicato il caratteristico centro storico di Andricgrad, che visiteremo subito dopo: cittadella museo di certo fascino per la sua natura di “teatro in pietra”. In serata raggiungeremo Sarajevo. Soprannominata la Gerusalemme d’Europa e crocevia tra est ed ovest del continente, a Sarajevo si respira ancora oggi il lascito degli imperi bizantino e ottomano, così come del periodo romano, veneziano e austriaco: e solo in questa città troverete all’interno della stessa piazza sinagoghe, chiese ortodosse cattoliche e moschee. Senza poter tralasciare le memorie più dolorose, Sarajevo ci offrirà sorprese continue e pittoresche vedute: arrivando alla sera, approfitteremo del tempo ancora a disposizione per una prima passeggiata nella vivace via popolare Ferhadija, in stile mitteleuropeo e la parte più elegante della città.Cena e pernottamento.
Giorno 8
Sarajevo, la Gerusalemme d'Europa: la Chiesa ortodossa con il museo annesso; il quartiere ebraico con la Sinagoga del Tempio Vecchio; War Tunnel che racconta i particolari dei giorni dell'assedio
La nostra giornata sarà interamente dedicata alla città di Sarajevo. Centro culturale storico, cardine vitale e nodo strategico, questa magnifica città si è vista sabotata del suo potenziale transculturale all’inizio degli anni novanta, trovandosi al centro dei conflitti balcanici. Non per sua diretta responsabilità, o almeno non solo. La città oggi ha ritrovato la sua pace, e se pur senza dimenticare le ferite, si è aperta a nuova vita: a volte stride osservare certa intransigenza (per esempio in materia di alcolici) a contatto con la natura cosmopolita di Sarajevo. Ma anche
La nostra giornata sarà interamente dedicata alla città di Sarajevo. Centro culturale storico, cardine vitale e nodo strategico, questa magnifica città si è vista sabotata del suo potenziale transculturale all’inizio degli anni novanta, trovandosi al centro dei conflitti balcanici. Non per sua diretta responsabilità, o almeno non solo. La città oggi ha ritrovato la sua pace, e se pur senza dimenticare le ferite, si è aperta a nuova vita: a volte stride osservare certa intransigenza (per esempio in materia di alcolici) a contatto con la natura cosmopolita di Sarajevo. Ma anche questo è il prezzo da pagare a un processo di pacificazione, tutt’ora in divenire. Visiteremo la Moschea di Gazi Husrev Beg. Costruita nel 1532 dal famoso architetto ottomano Acem Esir Ali, la Moschea è il centro della comunità islamica locale e in passato fu la prima moschea al mondo ad avere illuminazione elettrica. Esempio di architettura ottomana per la quale Sarajevo è conosciuta, la porta principale è decorata con elaborati arabeschi e nel cortile troveremo una fontana usata per le abluzioni rituali. Quindi saremo all’interno della Chiesa ortodossa e del museo annesso. Pranzo in un caffè ristorante bosniaco, con baklava d’obbligo. Nel pomeriggio avremo tutto il tempo a disposizione per l’antico quartiere ebraico, e per la Sinagoga del Tempio Vecchio. Prima di poterci rilassare con un po’ di shopping nelle botteghe più tradizionali della popolare via Ferhadija, effettueremo una visita al War tunnel, che racconta in particolare gli atroci giorni dell’assedio. Concluderemo salendo in alto fino al Zuta Tabija, la Fortezza gialla, per ammirare il tramonto.
Giorno 9
Mostar: il quartiere musulmano e il monastero dervisci di Blagaj Tekke
Partenza per Mostar, la cittadina resa famosa dal suo ponte, Ponte Vecchio, Starimost ,e che più di altre sembra aver recuperato una sua dimensione intima e senza tempo, sottraendola ad anni recenti di afflizione. Fondata dai turchi nel XIV secolo, proprio il ponte è stato l’emblema della cittadina: fatto brillare a colpi di mortaio nel 1992, è a lungo rimasto in macerie sul fondale del fiume. Al termine del conflitto, non venne subito ricostruito: si volle dare seguito ad un più elaborato progetto di recupero delle migliaia di pietre originali, al fine di un restauro conservativo che
Partenza per Mostar, la cittadina resa famosa dal suo ponte, Ponte Vecchio, Starimost ,e che più di altre sembra aver recuperato una sua dimensione intima e senza tempo, sottraendola ad anni recenti di afflizione. Fondata dai turchi nel XIV secolo, proprio il ponte è stato l’emblema della cittadina: fatto brillare a colpi di mortaio nel 1992, è a lungo rimasto in macerie sul fondale del fiume. Al termine del conflitto, non venne subito ricostruito: si volle dare seguito ad un più elaborato progetto di recupero delle migliaia di pietre originali, al fine di un restauro conservativo che mantenesse la struttura originaria. I lavori sono andati avanti per anni, utilizzando le stesse tecniche adottate nel medioevo e, nel 2004, ci hanno consegnato questo gioiello, decretato Patrimonio Unesco dell’Umanità. Il ponte, contraddistinto da una forma snella, presenta una unica campata di 29 metri e una stretta curvatura al centro. Le nostre visite continuano con la sosta presso il bazar del quartiere musulmano, che inizia proprio in prossimità del ponte, su uno splendido acciottolato realizzato con pietre del fiume. Per secoli epicentro dell’intera regione, il nome di questa via Kujundzija, deriva dalla parola orefice, che in passato era il lavoro più massicciamente praticato. Attualmente si trovano per lo più negozi di souvenir e botteghe di artigianato locale, con lavorazione di pelle e rame, dove avremo un po’ di tempo prima di concludere con le residenze turche di Mostar: Casa Kajaz e Casa Biscevica. Rapido pranzo, e visita del vicino (22 km) monastero derviscio di Blagaj Tekke, con i suoi magnifici interni in legno e lo scorrere impetuoso del fiume Buna. In serata , la scelta di pernottare a Mostar, ci permetterà di goderne appieno le suggestioni quando i numerosi gruppi di turisti avranno già lasciato la città. Cena di saluti e pernottamento.
Giorno 10
Partenza per il rientro in Italia
Dopo la colazione in albergo e un’ultima passeggiata per lo shopping, trasferimento per l’aeroporto di Sarajevo e partenza per il rientro in Italia. 1. Kustendorf 2. Grotte di Stopica 3. Sarajevo, Chiesa Ortodossa