Giorno 1
Partenza dall'Italia per l'Arabia Saudita
Partenza da Milano per l’Arabia Saudita con volo di linea diretto (o via scalo internazionale). Cena a bordo e arrivo in nottata a Riyadh. Accoglienza da parte del corrispondente locale dopo il disbrigo delle pratiche doganali. Trasferimento privato in hotel e pernottamento. NB: L’operativo aereo per l’Arabia Saudita potrebbe essere soggetto a variazioni non dipendenti dalla nostra volontà. In Tal caso provvederemo a fornire la miglior soluzione possibile, anche prevedendo uno scalo internazionale.
Giorno 2
Riyadh, la capitale del regno tra tradizione e modernità
Prima colazione in hotel e giornata dedicata alla visita di Riyadh. Capitale dal 1932, è oggi una città moderna e funzionale, costellata da palazzi avveniristici e mirabolanti grattacieli, e conta più di 6 milioni di abitanti. Si trova a circa 600 metri di altezza, sull’altopiano del Najd, circondata da deserti roventi. Sono presenti più di 4.300 moschee e, per chi non è musulmano, la pratica della propria religione deve avvenire in luoghi privati. Iniziamo le visite con uno degli edifici storici della città, il palazzo Murabba. Fatto costruire da Ibn Saʿūd, il fondatore e primo
Prima colazione in hotel e giornata dedicata alla visita di Riyadh. Capitale dal 1932, è oggi una città moderna e funzionale, costellata da palazzi avveniristici e mirabolanti grattacieli, e conta più di 6 milioni di abitanti. Si trova a circa 600 metri di altezza, sull’altopiano del Najd, circondata da deserti roventi. Sono presenti più di 4.300 moschee e, per chi non è musulmano, la pratica della propria religione deve avvenire in luoghi privati. Iniziamo le visite con uno degli edifici storici della città, il palazzo Murabba. Fatto costruire da Ibn Saʿūd, il fondatore e primo sovrano del moderno regno saudita, fu il primo edificio realizzato fuori dallo storico perimetro della città. Ultimato nel 1945, fu pensato per essere la residenza del sovrano e anche palazzo di rappresentanza diplomatica. Rispecchia lo stile tradizionale della penisola arabica: per la sua costruzione furono infatti utilizzati mattoni, pietre autoctone, tronco di tamerici, foglie di palma e, naturalmente, l’ingrediente essenziale a queste latitudini: l’adobe. Continuiamo le visite con il Museo Nazionale, inaugurato nel 1999 per celebrare il centenario dell'unificazione saudita. Le sale espositive contengono testimonianze e reperti dall’età della pietra all’Arabia moderna. Pranzo libero in corso di escursione.Ci inoltriamo poi nel Dira Souq, famoso per la sua varietà di vecchi oggetti in rame e ottone, tra cui pugnali d'argento, gioielli e abiti beduini. Entrando dall'accesso principale, si sente sempre il profumo del legno di sandalo. Infine, il forte Musmak, costruito durante il regno di Abdullah bin Rashid nel 1895. Questo edificio, caratterizzato da spesse mura in argilla e da quattro torri di avvistamento, ebbe un ruolo importante nella storia del regno, poiché fu qui che la riconquista di Riyad, guidata da Ibn Saud, avvenne il 14 gennaio 1902. Cena libera e pernottamento in hotel. NB: l’ordine delle visite della città potrebbe cambiare e alcune potrebbero effettuarsi la mattina del giorno successivo e viceversa.
Giorno 3
Attraverso l'Arabia profonda in treno veloce fino a Burayda
Colazione in hotel e proseguimento delle visite della capitale saudita. Ci recheremo nella parte moderna della città, dove svetta la Kingdom Tower, un grattacielo alto 311 metri e probabilmente l’immagine più iconica di Riyadh. Nel 2002 ha vinto un prestigioso premio internazionale per il suo design, caratterizzato da un ponte che collega le due sommità dell’edificio, formando un triangolo sospeso. Noi abbiamo previsto la salita fino all’ultimo piano, per avere un punto di vista privilegiato sulla città. Per pranzo saremo ospiti da una famiglia locale, che cucinerà per noi e ci
Colazione in hotel e proseguimento delle visite della capitale saudita. Ci recheremo nella parte moderna della città, dove svetta la Kingdom Tower, un grattacielo alto 311 metri e probabilmente l’immagine più iconica di Riyadh. Nel 2002 ha vinto un prestigioso premio internazionale per il suo design, caratterizzato da un ponte che collega le due sommità dell’edificio, formando un triangolo sospeso. Noi abbiamo previsto la salita fino all’ultimo piano, per avere un punto di vista privilegiato sulla città. Per pranzo saremo ospiti da una famiglia locale, che cucinerà per noi e ci ospiterà all’interno delle loro mura domestiche. L’incontro con le persone non è sempre facile, perciò l’occasione di avere un contatto è ancora più preziosa per conoscere, un po’ più da vicino, alcuni aspetti e dinamiche della società saudita. Nel pomeriggio prenderemo un moderno treno veloce per attraversare la parte centrale del Paese fino alla regione di Al-Qasim, famosa per la produzione dei datteri.Arrivo in hotel a Burayda, il capoluogo, cena al ristorante o in hotel e pernottamento.
Giorno 4
Le atmosfere bibliche del mercato dei cammelli e proseguimento per Hail
Prima colazione e visita presto la mattina al mercato dei cammelli di Burayda (che in realtà sono dromedari). Ogni mattina verso le 6 si anima quello che è il più grande mercato di cammelli al mondo. La sua grandiosità è a tratti biblica: sembra di fare un salto indietro nel tempo. Tutto intorno a noi i bramiti profondi dei dromedari, un odore intenso, persone che si avventano qua e là e, con un po’ di fortuna, vere e proprie aste per portarsi a casa l’esemplare migliore. Questa è l’Arabia più profonda, dove le tradizioni sono ancora forti e genuine. Proseguiamo poi spostandoci
Prima colazione e visita presto la mattina al mercato dei cammelli di Burayda (che in realtà sono dromedari). Ogni mattina verso le 6 si anima quello che è il più grande mercato di cammelli al mondo. La sua grandiosità è a tratti biblica: sembra di fare un salto indietro nel tempo. Tutto intorno a noi i bramiti profondi dei dromedari, un odore intenso, persone che si avventano qua e là e, con un po’ di fortuna, vere e proprie aste per portarsi a casa l’esemplare migliore. Questa è l’Arabia più profonda, dove le tradizioni sono ancora forti e genuine. Proseguiamo poi spostandoci delle auto 4x4 verso nord. Lungo la via, visitiamo il sito archeologico di Fayd, un’antica oasi situata in posizione strategica circa a metà strada tra Baghdad e La Mecca. Troviamo i resti di una moschea, una grande cisterna di acqua, abitazioni. Per proteggere la prosperità di Fayd, che suscitava l'invidia delle popolazioni circostanti, gli abitanti dell'oasi costruirono imponenti fortificazioni composte da due composti concentrici di basalto nero tagliato dai vicini campi di lava dell'Harrat Umm Al-Hurruj.Proseguendo verso nord incontriamo il vulcano Harrat Hutaymah. Ci troviamo ai margini della faglia tettonica tra la placca continentale africana e quella della penisola arabica, in una vasta area ad alto rischio sismico e puntellata di diversi “harrat”, ovvero area vulcanica o campo di lava in arabo. Il mar Rosso si trova infatti sopra il punto di contatto che poi scende verso l’africa prendendo il nome di Rift Valley. L’Harrat Hutaymah ha meno di 2 milioni di anni, il che lo rende uno dei vulcani più giovani dell'Arabia Saudita, nonché uno dei più distanti dalla faglia. Pranzo a picnic o in ristorante locale lungo la via. Arrivo ad Hail nel pomeriggio e visita del castello che domina la città dall’alto di una rocca. Sistemazione in hotel, cena e pernottamento. Il sito archeologico di FaydIl vulcano Harrat Hutaymah
Giorno 5
Traversata in 4x4 del deserto del Nefud, l'oasi di Jubbah e i petroglifi di Jebel Umm Sanman
Giornata di traversata del deserto del Nefud in direzione nord, "Il grande deserto delle dune di sabbia” (dall’arabo naft). Con dune alte e di colore rossastro, il Nefud è il secondo deserto sabbioso più grande della penisola Arabica, dopo il Rub’al Khali. Il sottosuolo della regione è costituito da arenarie, dal disfacimento delle quali si è formato un manto sabbioso dal colore acceso e intenso, che conferisce panorami quasi marziani. Vento, sole e una ciclica siccità hanno plasmato un territorio che si stimava essere una prateria tra i sei e i diecimila anni fa e che probabilmente
Giornata di traversata del deserto del Nefud in direzione nord, "Il grande deserto delle dune di sabbia” (dall’arabo naft). Con dune alte e di colore rossastro, il Nefud è il secondo deserto sabbioso più grande della penisola Arabica, dopo il Rub’al Khali. Il sottosuolo della regione è costituito da arenarie, dal disfacimento delle quali si è formato un manto sabbioso dal colore acceso e intenso, che conferisce panorami quasi marziani. Vento, sole e una ciclica siccità hanno plasmato un territorio che si stimava essere una prateria tra i sei e i diecimila anni fa e che probabilmente è stato attraversato dalle migrazioni dell’homo sapiens dall’Africa al continente europeo. Dopo circa un paio d’ore di viaggio, e qualche fermata per inoltrarsi a piedi tra le dune di sabbia, arriviamo all’oasi di Jubbah. Situata sul letto di un lago paleolitico, gode di un terreno ancora fertile e dove fioriscono numerose coltivazioni. Qui visitiamo il sito rupestre di Jebel Umm Sanman, Patrimonio Unesco, per ammirare le antiche tracce della presenza dell'uomo in numerosi petroglifi. Pranzo a picnic nel deserto o in semplice ristorante locale. Proseguiamo il viaggio attraverso i paesaggi sconfinati del deserto fino a Sakaka, l’antica Al-Jawf che ancora dà il nome alla provincia in cui si trova. Sistemazione in hotel, cena in ristornate locale e pernottamento.
Giorno 6
Il castello di Skaka e arrivo a Tabuk
Prima colazione in hotel e, prima di partire per Tabuk, visitiamo dall’esterno Castello di Zabal, risalente al XII secolo e ammodernato quattrocento anni fa; costruito in blocchi di pietra e terra argillosa, si erge da una collina con quattro torrette di avvistamento. Appena fuori città, incontriamo poi il misterioso sito di Al-Rajajil, la “Stonehenge” nel deserto risalente a circa seimila anni fa. Il nome del sito, Rajajil, significa “uomo” perché da lontano le sagome delle colonne, che raggiungono fino i tre metri di altezza, assomigliano a figure umane. Il sito si distribuisce
Prima colazione in hotel e, prima di partire per Tabuk, visitiamo dall’esterno Castello di Zabal, risalente al XII secolo e ammodernato quattrocento anni fa; costruito in blocchi di pietra e terra argillosa, si erge da una collina con quattro torrette di avvistamento. Appena fuori città, incontriamo poi il misterioso sito di Al-Rajajil, la “Stonehenge” nel deserto risalente a circa seimila anni fa. Il nome del sito, Rajajil, significa “uomo” perché da lontano le sagome delle colonne, che raggiungono fino i tre metri di altezza, assomigliano a figure umane. Il sito si distribuisce in una cinquantina di gruppi di colone, e ciascun gruppo contiene da due a dieci colonne. Non molto distante, presso la città di Dumat Al-Jandal, troviamo un altro castello, quello di Marid. Ben più antico del Castello di Zabal, le prime notizie sono datate III secolo d.C. Pranzo in ristorante locale lungo la via e arrivo nel pomeriggio a Tabuk.Il geografo greco Tolomeo, in alcune sue opere, fa cenno ad una località chiamata "Tabawa", situata nella parte nord-occidentale della Penisola Arabica, che sembra coincidere con la Tabuk odierna. Negli ultimi anni la città è letteralmente esplosa a livello urbanistico ed è cresciuta molto a livello economico e commerciale. Soprattutto, è il principale punto di partenza per la regione del nord ovest, una delle più affascianti dell’Arabia Saudita, ricca di vestigia nabatee e inserita in un ambiente naturale di rara bellezza.Sistemazione, cena e pernottamento in hotel. I petroglifi di Jebel Umm SanmanIl sito archeologico di Al-Rajajil
Giorno 7
I faraglioni di arenaria della Hisma Valley e il primo incontro con i nabatei a Madyan
Partenza dopo colazione per inoltrarci nella spettacolare Hisma Valley, una vasta zona caratterizzata da imponenti e scenografiche formazioni rocciose color ocra che emergono da sabbie colorate dal rosa al rosso. È la stessa formazione geologica, molto più vasta e grandiosa, di quella che si trova nel famoso deserto di wadi Rum in Giordania, distante poco più di un centinaio di chilometri. Ci si inoltra in questo bel paesaggio tra faraglioni di roccia, dune e torrioni attraversando vallate successive alla ricerca degli angoli più suggestivi. Questo deserto è anche abitato anche se ormai
Partenza dopo colazione per inoltrarci nella spettacolare Hisma Valley, una vasta zona caratterizzata da imponenti e scenografiche formazioni rocciose color ocra che emergono da sabbie colorate dal rosa al rosso. È la stessa formazione geologica, molto più vasta e grandiosa, di quella che si trova nel famoso deserto di wadi Rum in Giordania, distante poco più di un centinaio di chilometri. Ci si inoltra in questo bel paesaggio tra faraglioni di roccia, dune e torrioni attraversando vallate successive alla ricerca degli angoli più suggestivi. Questo deserto è anche abitato anche se ormai sono rimasti pochi insediamenti di “bedu” i beduini originari della penisola arabica che mantengono ancora le loro tradizioni di vita ancestrale utilizzando basse e semplici tende di lana di cammello marrone e nera tessuta in strisce unite poi tra loro. I beduini dell’Arabia Saudita sono molto riservati e si dovrà chiedere il permesso per avvicinarsi alle loro tende. A volte è rifiutato, ma a volte si incontrano delle famiglie ospitali e si potrà essere invitati in una delle loro tende a bere il “chai”, ovvero il tè, o il “gawa”, una specie di caffè aromatizzato con i semi di cardamomo. Certamente non sono poveri come i nomadi del Sahara e generalmente dispongono di camionette fuoristrada posteggiate davanti alla tenda. Pranzo a picnic o in semplice ristorante locale.Prima di arrivare in vista del Mar Rosso, ci fermiamo a Madyan. Questo sito archeologico è un piccolo gioiello nascosto, perché fuori da ogni itinerario turistico e perché ci offre subito un’idea della stratificazione culturale e architettonica di quest’area, e di quanto fosse importante ai tempi delle rotte commerciali. Quest’area infatti si trova in posizione strategica: a metà strada tra Hegra e Petra, ma anche vicino ad Aqaba e al Mar Rosso. I reperti più antichi risalgono al II millennio a.C. e la tradizione vuole che Mosè, fuggendo dall’Egitto, si rifugiò proprio nell’area desertica di Madyan, dove gli venne affidato da Dio il compito di tornare in Egitto per liberare il popolo ebraico. Agli edifici più antichi, scavati nella roccia, si sovrappongono le tombe dei nebatei, nell’area di Mugha'ir Shu'ayb. La necropoli conta circa una trentina di tombe, alcune delle quali decorate con colonne e capitelli che sembrano ispirarsi allo stile greco. A differenza di Petra, qui è possibile affacciarsi all’interno e vedere chiaramente i singoli luoghi sepolcrali. Riprendiamo la strada principale verso sud, costeggiando il Golgo di Aqaba per una strada poco frequentata e che regala scorci selvaggi e struggenti. Spiagge incontaminate, mare cristallino, colline aspre e desertiche, spesso spazzate dal vento. Ed è proprio su una di queste spiagge che, nel 1960, fece un atterraggio di emergenza un idrovolante Catalina, appartenente al miliardario americano Thomas Kendall. Originario della California, Kendall aveva iniziato un anno prima un viaggio intorno al mondo con la sua famiglia a bordo dell’idrovolante. Il 22 di marzo si trovava nei pressi del promontorio di Ras Al Sheikh Hamid, poco distante da Sharm-el-Sheikh, quando un gruppo di miliziani beduini, scambiandolo per un areo spia israeliano, aprirono il fuoco. Il velivolo fu perforato da più di 300 colpi e dovette atterrare, schiantandosi sulla spiaggia. Kendall e la sua famiglia riuscirono a sopravvivere e, dopo essere stati portati a Jeddah, furono liberati; il Catalina, invece, è rimasto sulle spiagge, spezzato in due, ed è oggi un piccolo richiamo per i visitatori, affascinati dalla storia avventurosa che rappresenta. Ci riuniamo sulla strada principale e rientriamo a Tabuk. Cena e pernottamento in hotel.
Giorno 8
Emozionante traversata della Disah Valley fino all'oasi di AlUla
Prima colazione in hotel e partenza per AlUla attraverso uno dei percorsi più belli del viaggio: la Disah Valley. Per raggiungerla scendiamo verso sud, visitando lungo la strada lo spettacolare Shaq Canyon, dove sono state rinvenute anche delle tombe risalenti all’età del bronzo; poi ci inoltriamo nell’entroterra fino ad arrivare ad Al Disah, un piccolo paesino all’imbocco del canyon, lungo il quale si svilupperà la nostra pista. Stretta tra scoscese pareti di arenaria, circondata da formazioni rocciose spettacolari, è davvero molto diversa dai luoghi attraversati il giorno
Prima colazione in hotel e partenza per AlUla attraverso uno dei percorsi più belli del viaggio: la Disah Valley. Per raggiungerla scendiamo verso sud, visitando lungo la strada lo spettacolare Shaq Canyon, dove sono state rinvenute anche delle tombe risalenti all’età del bronzo; poi ci inoltriamo nell’entroterra fino ad arrivare ad Al Disah, un piccolo paesino all’imbocco del canyon, lungo il quale si svilupperà la nostra pista. Stretta tra scoscese pareti di arenaria, circondata da formazioni rocciose spettacolari, è davvero molto diversa dai luoghi attraversati il giorno precedente. Qui c’è ancora acqua, presente tutto l’anno, e il fondo del canyon è verde e rigoglioso, ricco di palme. Possiamo solo immaginarci, ai tempi dei nabatei o dei romani, cosa significasse per le carovane attraversare luoghi come questo, prima di attraversare il deserto. Ci fermiamo a fare due passi e picnic lungo la via, prima di riprendere l’asfalto e di salire di qualche centinaio di metri. Avremo una vista dall’alto della Disah Valley, e non solo: scopriremo di aver attraversato solo uno dei mille percorsi, alcuni ciechi e pochi altri possibili, di un dedalo di montagne e wadi che caratterizza quest’area di straordinaria rilevanza geologica. Il miglior avvicinamento all’oasi di AlUla, che nel tardo pomeriggio si vedrà all’orizzonte.Sistemazione in campo tendato, cena e pernottamento. La Disah ValleyHegra, patrimonio Unesco
Giorno 9
L'antica Hegra perduta nel deserto
Iniziamo da “Lei”, tanto attesa: Mada'in Saleh. Un luogo di profonda bellezza e carico di suggestioni per il connubio estremo tra la natura e l’opera dell’uomo. Primo sito patrimonio Unesco dell’Arabia Saudita, nel 2008, anche conosciuto con il nome di Al Hijr, era nota ai tempi degli antichi greci, grazie alla testimonianza di Strabone, come Hegra. Sembra che i primi insediamenti risalgano attorno all’ VIII secolo a.C., ma è sotto il regno dei Nabatei che la città si espanse e, tra il 100 a.C. e il 75 d.C., furono realizzate tutte le principali opere che caratterizzano il sito.
Iniziamo da “Lei”, tanto attesa: Mada'in Saleh. Un luogo di profonda bellezza e carico di suggestioni per il connubio estremo tra la natura e l’opera dell’uomo. Primo sito patrimonio Unesco dell’Arabia Saudita, nel 2008, anche conosciuto con il nome di Al Hijr, era nota ai tempi degli antichi greci, grazie alla testimonianza di Strabone, come Hegra. Sembra che i primi insediamenti risalgano attorno all’ VIII secolo a.C., ma è sotto il regno dei Nabatei che la città si espanse e, tra il 100 a.C. e il 75 d.C., furono realizzate tutte le principali opere che caratterizzano il sito. I Nabatei regnavano da Damasco a Gaza fino alle frontiere con lo Yemen, per conoscere poi un inesorabile declino con l’arrivo dei Romani, che conquistarono l’area corrispondente oggi alla Giordania per prendere il controllo delle principali rotte commerciali che in quest’area confluivano, dalla via della Seta a quella dell’Incenso, proveniente proprio dalla penisola Arabica. Ormai è accertato da alcuni ritrovamenti che fin qui si spinsero le truppe le truppe dell’imperatore Traiano, e che l’area probabilmente fece parte della provincia dell’Arabia Petrea, con capitale Petra. I grandi sepolcri, con architetture ben squadrate ricavate dalle pareti delle formazioni rocciose, conferiscono all'intero paesaggio un aspetto surreale. La più imponente delle tombe è la Qasr Farid, contraddistinta da una massiccia facciata monumentale e forse l’immagine più iconica del sito. La tomba era stata fatta costruire per un valoroso condottiero che, a quanto pare, morì in battaglia senza mai riuscire ad usufruire del luogo predisposto. A differenza di Petra, qui non vennero sepolti i re nabatei, ma altre importanti personalità. Per chi ha già visitato il sito giordano, l’emozione resta comunque intatta. Perché qui non ci sono stretti siq per raggiungere i luoghi sepolcrali, che sono tutti esposti lungo la vallata di AlUla, affacciati verso il deserto e grandi orizzonti. Anche la lontananza dai centri abitati, dalle stesse strutture turistiche, comunque poche, contribuisce alla sensazione di spaesamento e meraviglia, nel vedere opere umane così raffinate in un luogo così remoto. Da visitare anche il Diwan, sala del parlamento nabateo, costituita da un'immensa stanza ricavata nel cuore della roccia (e qui sì potremmo attraversare un piccolissimo siq) e visita alla Hijaz Railway station, la stazione della linea ferroviaria ottomana distrutta da Lawrence d’Arabia, che proprio qui aveva una sua fermata (attualmente la stazione è in fase di restauro e potrebbe essere chiusa).AlUla non è solamente Hegra. Nel pomeriggio, spostandoci sempre con i 4x4, abbiamo la possibilità di inoltrarci con più facilità in aree più appartate, desertiche o panoramiche che possono cambiare di viaggio in viaggio. Tra le attrazioni che potremmo visitare c’è per esempio l’Elephant Rock, un’enorme formazione di arenaria che ricorda la silhouette di un elefante. Nei suoi pressi è possibile prendere un aperitivo, magari al tramonto quando i colori della roccia si infiammano. Modellate dal vento, scolpite dall’acqua, le pareti di roccia, le guglie, le torri che emergono dalle sabbie di questa zona sono la scenografia perfetta che segnano il connubio tra opera dell’uomo e quella della natura. Anche The Arch, in una zona più distante dall’oasi, è tra le rocce più iconiche che potremmo visitare; oppure potremmo finire la giornata all’Harrat Viewpoint, da dove ammirare Dedan, AlUla e i palmeti dall’alto. Interessante anche l’Orange Path, il mercato degli agrumi coltivato nell’oasi (il tour leader in accordo con il capo-autista, in base agli orari, agli eventi in corso ad AdUla e tenendo conto delle questioni operative, deciderà quali siti vitare).Cena e pernottamento al campo.
Giorno 10
La necropoli di Dadan e la vecchia AlUla, poi proseguimento per Medina
Dopo colazione faremo un piccolo salto indietro nel tempo, recandoci in un sito abitato prima dell’arrivo dei nabatei: a Dedan. La vecchia capitale del regno di Lihyan, citata nell’antico testamento e la cui origine sembra provenire più a sud, visse il suo splendore dal VI al II secolo a.C., quanto subirono l’influsso dei nabatei. La loro fortuna fu l’attività intensiva di irrigazione che gli consentiva, grazie anche ad una maggiore presenza di acqua, di coltivare la terra della vallata di Al Ula e, allo stesso, tempo, si dedicarono al commercio: incenso, mirra, spezie provenienti
Dopo colazione faremo un piccolo salto indietro nel tempo, recandoci in un sito abitato prima dell’arrivo dei nabatei: a Dedan. La vecchia capitale del regno di Lihyan, citata nell’antico testamento e la cui origine sembra provenire più a sud, visse il suo splendore dal VI al II secolo a.C., quanto subirono l’influsso dei nabatei. La loro fortuna fu l’attività intensiva di irrigazione che gli consentiva, grazie anche ad una maggiore presenza di acqua, di coltivare la terra della vallata di Al Ula e, allo stesso, tempo, si dedicarono al commercio: incenso, mirra, spezie provenienti dall’Arabia meridionale. Il popolo lihyanita fu noto anche agli antichi romani, tanto che Plinio si riferisce all’odierno golfo di Aqaba, proprio come Golfo di Lihyan. Oggi sono visibili centinaia di tombe, la cui più celebre è la tomba dei Leoni, per le decorazioni ai lati dell’ingresso che simboleggiavano probabilmente lo status e il potere del defunto, mentre altre tesi affermano che fossero le teste dei leoni fossero state scolpite per proteggere il sonno dei morti. Un altro sito stupefacente è Ikhmah, poco distante, dove si trova la famosa “biblioteca all’aperto”, dove sono state rinvenute antiche iscrizioni, in realtà disseminate un po' ovunque nell’area di AlUla. Le più antiche risalgono tra il IX e il X secolo a.C., e percorrono tutta la storia degli abitanti della regione e delle carovane che passano di qui: troviamo scritte in aramaico, tamudico, dadanitico, nabateo, greco, romano e arabo. C’è poi la visita della vecchia AlUla. Il centro, abitato fino alla fine del XX secolo, è noto come Ad-Deerah; in fase di parziale restauro, è costituito da una serie di case in argilla (ce ne sono fino ad un migliaio) anche su due o tre piani, dominate da un forte. Pranzo a picnic o in ristorante locale. Nel pomeriggio poi partiamo per Medina, la “città illuminatissima”. Sistemazione in hotel, cena e pernottamento.
Giorno 11
La "città illuminatissima" e i suoi pellegrini. Nel pomeriggio treno veloce per Jeddah
Mattina dedicata alla visita di Medina, il luogo in cui il profeta Maometto visse e insegnò dopo la migrazione dalla Mecca nel 622 d.C., chiamato Hijrah (Egira). Quest'anno è così importante nella storia islamica che segna l'inizio del calendario e, da allora, la città - precedentemente nota come Yathrib - iniziò ad essere chiamata Madīnat al-Nabī, la città del profeta, soprannominata anche al-Madīna al-munawwara, “la città illuminatissima”. Ed è così che viene vista da milioni di pellegrini che giungono sin qui da ogni parte del mondo. Se l’Haji è il quinto pilastro
Mattina dedicata alla visita di Medina, il luogo in cui il profeta Maometto visse e insegnò dopo la migrazione dalla Mecca nel 622 d.C., chiamato Hijrah (Egira). Quest'anno è così importante nella storia islamica che segna l'inizio del calendario e, da allora, la città - precedentemente nota come Yathrib - iniziò ad essere chiamata Madīnat al-Nabī, la città del profeta, soprannominata anche al-Madīna al-munawwara, “la città illuminatissima”. Ed è così che viene vista da milioni di pellegrini che giungono sin qui da ogni parte del mondo. Se l’Haji è il quinto pilastro dell’Islam e prevede il pellegrinaggio alla Mecca, nel corso di questo o in altre occasioni, il fedele può compiere anche la Ziyara, ovvero l’atto devozionale con cui ci si reca in un luogo santo, tra cui quello più importante ha come destinazione proprio Medina. Solo recentemente aperta ai viaggiatori non credenti, Medina sprigiona un’energia e un’atmosfera davvero particolari. Ci si trova in un luogo tra i meno frequentati al mondo da parte degli occidentali (o, meglio, dei non credenti) e allo stesso tempo in una città frequentatissima e dove, lo si può dire, si può osservare una diversità umana, culturale e linguistica davvero eccezionale. La città, che conta oggi poco più di 1 milione di abitanti, è incentrata su Al Masjid an Nabawi, conosciuta anche come la Moschea del Profeta, costruita dallo stesso Maometto, che proprio qui vi è sepolto. La visita sarà possibile solo dall’esterno. Pranzo in un ristorante tipico del centro città.Dopo le visite trasferimento in stazione e proveremo il modernissimo treno ad alta velocità che, in circa due ore e mezza, ci porterà a Jeddah. Il treno è in assoluto il mezzo di trasposto più comodo e il fatto di utilizzare un mezzo pubblico ci dà anche la possibilità di osservare un piccolo spaccato di vita quotidiana.All’arrivo, trasferimento privato in hotel. Cena in ristorante e pernottamento.
Giorno 12
Il mercato del pesce e le case di corallo di Al Balad
Prima colazione in hotel e giornata dedicata alla visita di Jeddah.Situata nel Mar Rosso, la città era originariamente un villaggio di pescatori. Nel 647 d.C. il califfo musulmano ‘Uthmān B. ‘Affān la trasformò in un porto per i pellegrini musulmani che vi transitavano durante il viaggio che li portava alla Mecca. Ancora oggi Jeddah è un crocevia per milioni di pellegrini che arrivano in aereo o via mare. Negli ultimi anni, come molte altre città della penisola arabica, ha visto un notevole sviluppo urbanistico, anche se più tradizionale e, salvo lungo la corniche, evitando di
Prima colazione in hotel e giornata dedicata alla visita di Jeddah.Situata nel Mar Rosso, la città era originariamente un villaggio di pescatori. Nel 647 d.C. il califfo musulmano ‘Uthmān B. ‘Affān la trasformò in un porto per i pellegrini musulmani che vi transitavano durante il viaggio che li portava alla Mecca. Ancora oggi Jeddah è un crocevia per milioni di pellegrini che arrivano in aereo o via mare. Negli ultimi anni, come molte altre città della penisola arabica, ha visto un notevole sviluppo urbanistico, anche se più tradizionale e, salvo lungo la corniche, evitando di svilupparsi in verticale. La città è la seconda per numero di abitanti, che oggi sfiorano i 4 milioni. Visiteremo di prima mattina il tradizionale mercato del pesce, con le barche dei pescatori appena arrivate, e la corniche, ovvero il lungo mare dove si trovano molti alberghi, la passeggiata, alcune moschee tra cui la Moschea dell’Isola, progettata dall’architetto egiziano Abdel–Wahed El–Wakil nel 1943; è unita alla terraferma da una sottile striscia di terra che induce a recarvisi in pellegrinaggio con andamento solenne. Curiose sono anche le sculture che adornano le rotonde di alcune strade e che sono diventate un vero simbolo della città: troviamo una bicicletta gigante, un incensiere, un’auto bianca su un tappeto volante e tantissime altre immagini eccentriche ma significative. Ci sposteremo poi al museo Abdul Rauf Khalil, che ospita una ricca collezione di oggetti, testimoni della cultura millenaria del paese. Pranzo libero in corso di visite.Nel pomeriggio continuiamo le visite della città, recandoci nel vecchio quartiere di Al Balad, il centro storico della città iscritto tra i patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Abbiamo lasciato appositamente quest’area per ultima per sorprenderci ancora una volta dei volti di questo Paese. Ad Al Balad sorgono più di quattrocento palazzi storici, i più antichi dei quali risalgono a cinquecento anni fa e che ricordano le case yemenite. Visita di un palazzo tipico saudita. Poi ci recheremo nel Suq, con le sue botteghe artigianali. E infine tempo libero a disposizione, perché la cosa più bella è forse semplicemente perdervi tra le viuzze sottili, adornate qua e là da vasi di fiori, e scoprire i volti e li sguardi di chi ancora vi abita. Cena libera e pernottamento in hotel.
Giorno 13
Volo di rientro in Italia
In nottata o di prima mattina, a seconda dell’operativo aereo, trasferimento privato in aeroporto per il volo internazionale di linea per l’Italia. Arrivo in Italia in giornata e fine del viaggio.